Caso Shalabayeva: a giudizio il questore Cortese, Improta e altri 5

16 Nov 2018 18:12 - di Redazione

Il gip di Perugia ha rinviato a giudizio l’ex capo della squadra mobile di Roma Renato Cortese (attuale questore di Palermo) e l’ex responsabile dell’ufficio immigrazione Maurizio Improta per il rapimento di Alma Shalabayeva.
Assieme a loro sono stati rinviati a giudizio anche il giudice di pace Stefania Lavore e quattro poliziotti coinvolti ad eccezione di Laura Scipioni prosciolta «perché il fatto non costituisce reato». Prosciolti anche i tre funzionari dell’ambasciata del Kazakistan per i quali è stata riconosciuta l’immunità diplomatica.

Alla Shalabayeva è stato dato l’asilo politico

Gli indagati sono accusati a vario titolo di sequestro di persona e falso. Tutti hanno sempre sostenuto la correttezza del proprio comportamento. L’inchiesta sull’espulsione dall’Italia di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Muktar Ablyazov, e della loro figlia Alua è approdata a Perugia per competenza in seguito al coinvolgimento del giudice di pace Lavore. La donna e la figlia sono poi tornate in Italia e a Shalabayeva è stato riconosciuto l’asilo politico.

Vennero chieste le dimissioni di Alfano

Cinque anni fa quello che venne definito un “rapimento di Stato” aprì una questione politica e diplomatica. L’espulsione di Shalabayeva, poi annullata dalla Cassazione perché “viziata da illegittimità”, era stata dettata al nostro governo dal dittatore del Kazakistan Nursultan Nazarbaev. Tra i sospetti concreti, l’ipotesi che attraverso l’ambasciata a Roma avesse esercitato pressioni indebite sui vertici dell’allora ministro dell’Interno Angelino Alfano.

A saltare solo il capo gabinetto del ministro

Nel luglio 2013, in Parlamento, Alfano fu oggetto di una mozione di sfiducia, che venne respinta. Le opposizioni al governo Letta chiesero anche l’istituzione di una commissione d’inchiesta, ma senza fortuna. L’unico a dimettersi, in quell’occasione, fu Giuseppe Procaccini, capo di gabinetto di Alfano.

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