Attenzione agli zuccheri alternativi: sono di moda ma non sempre “sani”
Cocco, canna, agave, fruttosio. Gli zuccheri alternativi sono sempre più ricercati dai salutisti. Ma non sempre sono davvero sani. «Il problema principale è che sono il più delle volte frutto di processi industriali e non hanno caratteristiche tanto diverse dal temuto zucchero bianco», spiega all’Adnkronos Salute Ciro Vestita, nutrizionista dell’università di Pisa. Molto famoso è lo sciroppo d’agave, ricavato dalla linfa dell’agave blu messicana e si può usare anche per dolcificare caffè, tè o tisane. Una delle sue fasi di lavorazione cui viene sottoposto, infatti, è mirata a rendere il suo sapore neutro, così da avere un uso versatile. Non solo. Lo sciroppo d’agave è totalmente solubile e dolcifica mediamente il 25% in più rispetto allo zucchero bianco, pur avendo un indice glicemico più basso. «Fino al 1600 si usava solo il miele – precisa – un alimento che ha anche caratteristiche terapeutiche, in particolare antibiotiche e antivirali. Se se ne fa un tracciato in laboratorio si possono rintracciare 700 o 800 sostanze benefiche. Studi dell’università della Pennsylvania di qualche anno fa hanno dimostrato, ad esempio, che la classica tazza di latte caldo con il miele funziona contro la tosse dei bambini come gli sciroppi medicinali». Nel 1800, poi, «è arrivata la canna di zucchero: un buon alimento naturale, un cucchiaino al giorno non fa male a nessuno. Purtroppo in commercio si trova spesso un prodotto non originale, zucchero bianco brunito artificialmente».