Aggressioni a Bologna, i centri sociali la fanno franca per l’ennesima volta

15 Nov 2018 10:58 - di Massimiliano Mazzanti

Riceviamo da Massimiliano Mazzanti e volentieri pubblichiamo:

Caro direttore,

Ci risiamo. Tra i magistrati e tra i media, gli eventi in qualche modo collegati alla politica vengano giudicati con più pesi e più misure, a seconda del colore delle magliette che s’indossano. Solo un trafiletto di poche righe è stato infatti dedicato all’ennesima archiviazione per prescrizione, con cui i militanti bolognesi dei “centri sociali” eviteranno di pagare la violenza fisica e verbale di cui si erano resi responsabili qualche anno or sono contro persone del centrodestra. E si tratta, in questo secondo caso, di solo uno delle decine e decine di episodi di pestaggi, assalti ai banchetti delle forze politiche del centrodestra, violenze e devastazioni di cui i militanti “rossi” si sono impunemente macchiati negli ultimi anni. E di una delle decine di archiviazioni. Quella di ieri, per altro, è giunta nel secondo grado di giudizio, dopo una sentenza di colpevolezza nel primo che aveva, per lo meno, certificato quello che era accaduto, anche se solo temporaneamente, a questo punto. Ora, se il grado di efficienza di un sistema giudiziario ne può certificare o meno la salute; la constatazione ormai inevitabile – e non si tratta solo di Bologna – che esista almeno una frangia – una frangia consistente – che persegue implacabilmente certe categorie di cittadini, salvaguardandone altri, per i reati politici o compiuti con “motivazioni politiche” ne qualifica, o meglio, ne squalifica l’intera natura. E quello nostrano – dato il ricorrere frequentissimo, impressionante di casi di doppiopesismo – appare come un sistema giudiziario gravemente compromesso, in termini di “imparzialità” che, di fatto, significa in termini di democraticità. Bisogna prenderne atto – o bisogna sperare che qualcuno ne prenda atto -: ormai estremamente minoritaria, se non quasi inesistente dal punto di vista elettorale, la Sinistra italiana, specialmente nelle sue frange comunistoidi, esiste ed è fortemente radicata nei tribunali, oltre che nella stampa, e in entrambi questi settori la fa ancora da padrona. E se è vero, come insegnava il compianto, grande magistrato Antonio Alibrandi, <che non esiste atto più politico, in uno Stato di Diritto, di quello compiuto dal pubblico ministero e dal magistrato che mette in discussione i diritti e la libertà del cittadino> – poiché i diritti e la libertà del cittadino sono l’essenza di una democrazia -, la persistente esistenza nell’ordinamento giudiziario di un’ampia frangia tanto faziosamente attiva è un dato preoccupante. Enormemente preoccupante.E non solo per la signora Ticchi e per la sua maglietta idiota, ma per tutti.

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