Washington, inaugurato il Museo sull’emigrazione italiana negli Usa
Finalmente 26 milioni di italo americani hanno un museo dedicato alla loro storia. Il 12 ottobre si è inaugurato il nuovo Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana presso la sede centrale della National Italian American Foundation (NIAF) a Washington D.C. L’allestimento è stato curato da Stefania Nicotra, da diversi decenni attiva nella Comunità italo-americana ed in particolare, con la NIAF che ha deciso di affidarle la direzione stessa della prestigiosa istituzione americana. Il Museo ripercorre tutte le tappe che portarono i nostri emigranti a lasciare la terra d’origine per le Lontane Americhe. Apre la visita una ricca raccolta di documenti di viaggio che spazia dai biglietti di navigazione agli orari delle partenze, dalle pubblicità delle Compagnie di navigazione a passaporti, certificati di naturalizzazione e splendidi poster a colori dei primi transatlantici. Il percorso museale è scandito da un centinaio di pannelli che, attraverso testi ed immagini, raccontano il Grande Esodo di milioni di italiani tra il 1880 e il secondo Dopoguerra. Uno spazio a sé è dedicato alla musica che accompagna il visitatore in ogni sala del Museo, andando dalla voce di Caruso e Beniamino Gigli alla canzone napoletana fino ai successi di Madonna e Lady Gaga. Le caricature del grande Caruso fanno da sfondo alla sala della musica dove è esposta una raccolta di copielle, ovvero gli spartiti, pubblicati soprattutto a New York, delle canzonette che circolavano nelle Little Italy o dei successi del Festival di Piedigrotta. In alcuni angoli di grande suggestione sono stati ricostruiti ambienti della storia dell’emigrazione: l’angolo delle donne dove stiravano e confezionavano abiti per poter contribuire al menage familiare e la camera da letto con il comò d’epoca e i santi protettori. In mostra anche un modello in scala dell’Ile de France, la nave che per prima soccorse i passeggeri dell’Andrea Doria, naufragata al largo di New York il 26 luglio 1956. Alla manifestazione inaugurale hanno partecipato anche alcuni sopravvissuti dell’Andrea Doria ed è stato proiettato un film-documentario che racconta la tragedia del grande transatlantico italiano speronato nella notte prima dell’arrivo a New York dalla nave svedese Stockholm. Al taglio del nastro erano presenti i membri del Board della National Italian American Foundation e i due Co-Chairmen, Gabriel Battista, ex leader delle Telecomunicazioni americane, e Patricia de Stacy Harrison, Presidente e CEO della CPB (Corporation for Public Broadcasting). Il Museo della NIAF di Washington sarà gemellato con Ellis Island, la prestigiosa istituzione voluta da Lee Iacocca per ricordare i milioni di emigranti italiani che passarono per la piccola isola vicina alla Statua della Libertà per sottoporsi a lunghe pratiche burocratiche ed estenuanti visite mediche prima di sbarcare a New York. La Fondazione italo-americana intende organizzare periodicamente in Italia e negli Stati Uniti mostre e conferenze di approfondimento su vari temi riguardanti l’emigrazione italiana e i suoi protagonisti. Nei prossimi mesi entrerà a far parte del Museo una riproduzione del modello originale del telefono di Meucci, gentilmente concessa dall’Istituto Storico e di Cultura dell’Arma del Genio di Roma. Sarà l’occasione per riabilitare il grande inventore italiano ingiustamente defraudato della paternità del telefono a causa delle sue deboli condizioni economiche e dei pregiudizi allora diffusi nei confronti degli emigrati italiani, che favorirono Alexander Bell. In Italia il Museo della NIAF andrà nelle scuole con un fitto programma di appuntamenti per far conoscere una pagina della nostra storia ora più che mai di grandissima attualità.
Mi permetto di rivolgere, da italiano, da cristiano, un ringraziamento alla fondamentale opera spontanea compiuta dalla comunità della chiesa dei MORMONI americani che si sono dedicati per decine di anni ad una ciclopica opera di anagrafica di tutti i popoli entrati negli stati uniti d’America dei quali fanno parte quegli italiani che emigrarono in cerca di cibo e lavoro o di occasioni di ulteriore crescita o semplice libertà da un’Europa che gli stava stretta, già allora ! Passati da Staten Island prima ed anche da altri porti dopo, costruendo il più grande schedario mondiale in essere e tramite il quale tante cose si sono potute collocare nelle giuste caselle. Schedario a mio avviso vero patrimonio dell’umanità essendo il più grande giacimento mondiale, a cui quei quattro barbogi politicanti svedesi dei premi nobel avrebbero già dovuto assegnare da decenni. Schedario aperto alla consultazione da parte di chiunque e messo nome su nome data su data, notizia su notizia dal gran parte della gioventù di quel popolo come fosse un lascito d’amore e di fede a tutte le donne, bambini, uomini,vecchi che giunsero negli U.S. Compreso il museo dell’emigrazione italiana negli U.S. che, sono certo, ha potuto attingere da quella fonte !
Maglio che niente ma troppo tardi!!!