A un anno dal #metoo ci sono ancora donne messe alla gogna. Dalla sinistra

7 Ott 2018 18:04 - di Adele Sirocchi

Il #metoo, il movimento anti-molestie che negli Usa ha inguaiato il produttore Harvey Weinstein e che è poi sbarcato anche in Italia accompagnato dalle fanfare femministe, nasceva giusto un anno fa. Repubblica oggi lo celebra con un inserto speciale. Ma sono in tanti a pensare che quell’ondata di denunce (alcune molto tardive e non verificate) non abbia mutato in nulla la condizione delle donne. C’è da chiedersi poi, quale sia il destino pubblico di quelle donne  che non appaiono allineate al pensiero dominante. In queste settimane si è assistito infatti a una vera e propria gogna mediatica, stavolta orchestrata non da maschi sporcaccioni ma dalla stessa sinistra, contro donne che hanno solo il torto di esprimere opinioni sgradite ai controllori del politicamente corretto.

Una di queste è sicuramente Carla Padovani, la capogruppo del Pd al consiglio comunale di Verona, rea di avere votato una mozione pro life che chiede di finanziare associazioni cattoliche per il sostegno alla natalità. Non ci si limita a chiedere le sue dimissioni, ma si parla di espulsione dal partito. Le sue posizioni anti-aborto che nascono dall’essere una convinta cattolica vengono giudicate incompatibili con quelle dei dem. Addirittura viene vista con sospetto anche l’intervista che la Padovani ha rilasciato a Tv2000, il canale della Cei, per difendere le sue ragioni.  Una scelta “compromettente” quella di parlare attraverso una rete dichiaratamente cattolica… Processata all’interno del suo stesso partito, le viene imputato il fatto che ha chiesto di essere tolta dal video promozionale in cui veniva esaltato il via libera alle unioni omosessuali. In pratica, pensare in proprio non è permesso dalle parti del Pd e non sono consentite scelte che rinviano alla libertà di coscienza.

Altro caso: quello della scrittrice fantasy e psicoterapeuta Silvana De Mari, considerata un’omofoba pericolosa perché sostiene la tesi che i gay possono essere curati. Da ultimo è stata invitata da Lilli Gruber alla sua trasmissione, Otto e mezzo, nel corso della quale Silvana De Mari ha osato nuovamente attaccare Mario Mieli, icona del mondo gay, sostenendo – citazioni alla mano – che giustificava la pedofilia. Sui social è stata sommersa da una valanga di critiche e di insulti degni dei peggiori haters. Silvana De Mari, denunciata per diffamazione, è finita sotto inchiesta a Torino per istigazione all’odio razziale. Nessuna voce si è levata in difesa del suo diritto di parola.

Ultimo caso, ma forse il più rappresentativo, è quello di Elisa Isoardi. La sua colpa? Essere la compagna di Matteo Salvini. E’ bastata una foto in cui stirava una camicia – la sua – e l’avere detto che recita il rosario alla Madonna dei nodi per scatenare ironie denigranti, continue e inarrestabili. Sumaya Abdel Qader, consigliera comunale Pd di Milano, ha ritenuto di doverle replicare postando una sua foto in cui siede sul divano mentre è suo marito a stirare. “Prendi appunti”, è stato il commento sarcastico al suo affondo su Instagram. Ma la vera gogna si è scatenata quando Isoardi ha sostituito Antonella Clerici alla guida della trasmissione “La prova del cuoco“. Non c’è giorno in cui non venga sottolineato il tracollo degli ascolti del cooking show di cui la compagna di Salvini sarebbe responsabile. Lo share dell’ora di pranzo di Raiuno è diventato una questione politica. Eppure, se se ne vede una puntata, si fatica a vedere differenze tra questa edizione 2018 e le precedenti affidate alla Clerici.

Tre donne, tre esempi molto diversi tra loro, un unico atteggiamento da parte del fronte che si pretende depositario della battaglia dei diritti delle donne: denigrare, screditare, offendere.

Commenti

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  • Roberto Bello 8 Ottobre 2018

    Questo non ha niente a che fare nè col PD nel con la sedicente falsa sinistra.
    Questo è solo il risultato della formattazione delle menti che va avanti dal 1989 dopo il crollo del muro.
    Questa pecoraggine mentale, questo conformismo idiota è diffuso in tutti gli strati della nostra società e anche la destra più antica, sebbene in misura minima ne è in qualche modo permeata.
    Gli ex comunisti, dopo la caduta dell’URSS, e con essa, del loro Dio, si sono dati anima e corpo al nuovo neoliberismo finanziario abbracciando senza se e senza ma la religione della globalizzazione e della distruzione di ogni identità, religiosa, culturale, nazionale e anche sessuale, funzionale al nuovo ordine mondiale imposto da quest’elite.
    Essi, più di tutti, sono diventati servi ciechi e stupidi del nuovo pensiero dominante.
    Se si rendessero conto di quanto abbiano abdicato a quei valori in cui credevano di credere probabilmente cadrebbero in una depressione disperata e senza via d’uscita. sono talmente intrisi del pensiero unico da non poterne forse più farne a meno

    • 8 Ottobre 2018

      Roberto complimenti, per le parole e i dati citati, discorso molto articolato.