Trump e l’omicidio Khashoggi: primo passo falso della presidenza Usa?
Dipenderà da Donald Trump. Il presidente Usa s’è trovato spiazzato. L’assassinio di Jamal Khashoggi lo pone davvero, per la prima volta da quando sta alla Casa Bianca, sulla difensiva. Ed è difficile che il segretario di Stato, Mike Pompeo, inviato a Riad e Ankara, riesca nell’intento di trovare una via d’uscita che salvi la capra della verità sul brutale omicidio coi cavoli dei rapporti tra Usa e Arabia Saudita. Mohammad Bin Salman, noto con l’acronimo Mbs, ha commesso non solo un crimine orribile, ma anche un errore strategico macchiandosi del sangue del giornalista saudita fatto a pezzi o, forse sciolto nell’acido, nella rappresentanza diplomatica di Istanbul. Probabilmente il rampollo degli Al-Saud si sentiva sicuro e protetto dai suoi alleati. Errore che dimostra presunzione e miopia politica oltre che un totale disprezzo per la vita umana. Pensava di farla franca questo Bin Salman (ricordate Bin Laden? Stessa schiatta) di cui si è sempre detto un gran bene in ogni parte di quest’Occidente col prosciutto sugli occhi: illuminato, riformista, grande innovatore e vai con le sviolinate! Abbracci e baci e contratti milionari in ogni viaggio e ogni Cancelleria. Dopodichè, ora, imbarazzo e silenzio. L’assassinio così brutale del giornalista che ne denunciava le magagne ha cambiato tutto, in un attimo. Difficile far finta di nulla. Difficilissimo insabbiare l’orrido crimine. Immaginate cosa sarebbe accaduto se avessero mai documentato e affibiato qualcosa di analogo a Vladimir Putin! Questo grosso grasso Bin Salman, seduto su un enormità di petrolio e successore designato al trono, ne esce con le ossa rotte. Le vesti pseudo-riformiste che si era fatto cucire addosso, risultano infatti indelebilmente macchiate da sangue innocente. Un brutale assassinio che svela, improvvisamente, ai cittadini di mezzo mondo (il nostro mondo, perchè l’altra metà mica si fidava!) di che pasta siano fatti davvero a Riad. Ecco perchè ora tutto è addosso a Trump: quel cadavere, che forse non si ritroverà mai, potrebbe essere il primo, vero, inciampo della sua amministrazione. Un incidente non cercato né voluto, certo, che ha però tanto di nomi e cognomi: Jared Kushner, marito di Ivanka e Benjamin Netanyahu, premier israeliano. Il primo, divenuto amico personale dell’astro nascente saudita, invece di andarci coi piedi di piombo in una regione travagliata e contesa tra i sunniti di Riad e gli sciiti di Teheran ha operato e insistito affinchè Trump scegliesse risolutamente i primi come alleati e i secondi come nemici. Stesso dicasi per il premier israeliano che, per impedire a Hezbollah e Hamas di rafforzarsi, ha chiuso entrambi gli occhi con l’Arabia Saudita (che ha sempre finanziato il terrorismo jihadista!) in funzione anti Iran. Una visione geopolitica divisiva che consente, tutt’ora, al fuoco della guerra di covare sotto la cenere dei negoziati. Ecco, il barbaro omicidio del giornalista saudita potrebbe rimescolare le carte. E anche le strategie. Dipenderà da Donald Trump.