Sovranismo linguistico, Rampelli: «Bravo Moavero, è una battaglia di civiltà»
«Ci felicitiamo per le dichiarazioni rilasciate dal ministro Moavero Milanesi. Sono anni che sosteniamo la necessità di rafforzare l’utilizzo della lingua italiana bandendo l’abuso di parole straniere e di altri linguaggi che stanno mortificando la lingua di Dante Alighieri e discriminando una fetta di cittadini ai quali viene reso più difficile l’accesso alla democrazia e all’informazione». Così Fabio Rampelli, soddisfatto per le parole pronunciate dal minsitro degli Esteri in apertura della III edizione degli Stati Generali della lingua italiana nel mondo.
Rampelli: bene Moavero, basta parole straniere
«Non c’è soltanto un serio problema culturale legato all’inderogabile necessità di salvaguardare l’identità nazionale – precisa il parlamentare di Fratelli d’Italia, vicepresidente della Camera – ma ce n’è anche uno di carattere sociale che non può essere trascurato. L’italiano è la vera lingua veicolare mondiale della cultura, della moda, dell’arte, del belcanto, del cibo, dello sport. È la quarta lingua più studiata al mondo ma è simbolicamente più importante delle prime tre perché a differenza dell’inglese, dello spagnolo e del francese non è stata una lingua coloniale e non è, come il cinese, parlata da due miliardi di persone». Anche per questa ragione – prosegue Rampelli, che qualche giorno fa dallo scranno più alto di Montecitorio aveva sollecitato gli uffici a tradurre in italiano gli anglicismi e le parole streniere contenute negli atti ufficiali – «la politica deve fare la sua parte costituzionalizzando la lingua italiana e impegnando tutte le istituzioni a non cedere a provincialismi sempre più sfacciati che vedono legislatori, pubblica amministrazione, grandi aziende partecipate, Rai soggiogati ad anglicismi ed esotismi linguistici». «Stop alle degenerazioni che portano i nomi di “best pracitises”, “spending review”, “performances”, “benchmark”, “job’s act”, “split payment”, eccetera. Presenterò la prossima settimana in un dibattito pubblico le proposte di legge depositate sulla materia alla Camera e scriverò a tutti gli Ad e ai presidenti delle principali società italiane per chiedere di collaborare in questa battaglia di civiltà».