Sovranismo linguistico, Rampelli: «Bravo Moavero, è una battaglia di civiltà»

22 Ott 2018 16:52 - di Redazione

«Ci felicitiamo per le dichiarazioni rilasciate dal ministro Moavero Milanesi. Sono anni che sosteniamo la necessità di rafforzare l’utilizzo della lingua italiana bandendo l’abuso di parole straniere e di altri linguaggi che stanno mortificando la lingua di Dante Alighieri e discriminando una fetta di cittadini ai quali viene reso più difficile l’accesso alla democrazia e all’informazione». Così Fabio Rampelli, soddisfatto per le parole pronunciate dal minsitro degli Esteri in apertura della III edizione degli Stati Generali della lingua italiana nel mondo.

Rampelli: bene Moavero, basta parole straniere

«Non c’è soltanto un serio problema culturale legato all’inderogabile necessità di salvaguardare l’identità nazionale – precisa il parlamentare di Fratelli d’Italia, vicepresidente della Camera –  ma ce n’è anche uno di carattere sociale che non può essere trascurato. L’italiano è la vera lingua veicolare mondiale della cultura, della moda, dell’arte, del belcanto, del cibo, dello sport. È la quarta lingua più studiata al mondo ma è simbolicamente più importante delle prime tre perché a differenza dell’inglese, dello spagnolo e del francese non è stata una lingua coloniale e non è, come il cinese, parlata da due miliardi di persone». Anche per questa ragione – prosegue Rampelli, che qualche giorno fa dallo scranno più alto di Montecitorio aveva sollecitato gli uffici a tradurre in italiano gli anglicismi e le parole streniere contenute negli atti ufficiali – «la politica deve fare la sua parte costituzionalizzando la lingua italiana e impegnando tutte le istituzioni a non cedere a provincialismi sempre più sfacciati che vedono legislatori, pubblica amministrazione, grandi aziende partecipate, Rai soggiogati ad anglicismi ed esotismi linguistici». «Stop alle degenerazioni  che portano i nomi di “best pracitises”, “spending review”, “performances”, “benchmark”, “job’s act”, “split payment”, eccetera. Presenterò la prossima settimana in un dibattito pubblico le proposte di legge depositate sulla materia alla Camera e scriverò a tutti gli Ad e ai presidenti delle principali società italiane per chiedere di collaborare in questa battaglia di civiltà».

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