Reddito di cittadinanza, a don Ciotti piace a metà: «Da solo non basta»
La gente è «disperata» e quindi «ben venga» il reddito di cittadinanza, che «va incoraggiato». A patto però che «faccia parte di un progetto più ampio». Pensieri e parole espressi da don Luigi Ciotti a commento del controverso provvedimento annunciato dal governo Lega-M5s e sul quale infuria la polemica politica tra i partiti in Italia e tra Palazzo Chigi e la Commissione europea di Bruxelles. Per il fondatore di Libera, oggi a Bologna per un’iniziativa sulla legalità nel parco Fico-Eataly world, il reddito di cittadinanza «può aiutare», ma «a condizione che faccia parte di un progetto più ampio, perché non basta dare qualcosa a qualcuno se poi non si costruiscono altre opportunità» «Dev’essere – spiega – una condizione di un progetto. Se non si costruiscono percorsi di lavoro, cultura e servizio rimane una cosa messa lì».
Don Ciotti al parco Fico-Eataly di Bologna
Non manca però qualche riserva sulla cornice entro la quale il reddito di cittadinanza sta per essere calato dal governo Di Maio-Salvini. «Altri Paesi europei – ricorda don Ciotti – l’hanno fatto, ma con un progetto più ampio, e si sono avuti buoni risultati». La scelta del governo è quindi «da incoraggiare» e nello stesso tempo da mettere «insieme ad altri elementi».
«Contro la povertà occorre un progetto più ampio»
Quali? L’elenco del prete antimafia è lungo: povertà, mancanza di lavoro, dispersione scolastica. L’auspicio di don Ciotti è che sul reddito di cittadinanza «si arrivi in fondo perché è in gioco la dignità e la libertà delle persone». Quello del fondatore di Libera è un vero e proprio monito alle istituzioni: «Bisogna incoraggiare che si riesca – avverte -, altrimenti si rischia che rimangano solo parole vuote. Ne abbiamo già sentite tante in questi anni e la gente è disperata a questo bisogna rispondere con i fatti e la concretezza».