Realacci parla di ambiente con CasaPound. Scatta il processo politico
Appelli a ripensarci, dissociazioni e il consueto processo politico. La grancassa dell’antifascismo si è messa in moto contro Ermete Realacci, esponente e già deputato del Pd, presidente onorario di Legambiente e presidente del Cda della Fondazione Symbola, impegnata da quasi un quindicennio in progetti per la green economy. Proprio in questa veste, Realacci è stato invitato al convegno organizzato da CasaPound Italia “Ambiente e lavoro: dall’Ilva alla green economy”, che si terrà a Roma il 17 ottobre alle 18, presso la Biblioteca Angelica, in piazza Sant’Agostino 8.
All’incontro parteciperanno anche il presidente della Commissione ambiente della Camera, Alessandro Benvenuto della Lega; la deputata azzurra (e tarantina) Vincenza Labriola e il docente di Economia dell’Ambiente e del territorio, Giampiero Joime, oltre al segretario di CasaPound Italia, Simone Di Stefano. Si tratta, dunque, di un convegno che ha i crismi della trasversalità, per parla di un tema di indiscutibile interesse collettivo. Ma per Legambiente Realacci non avrebbe dovuto accettare l’invito, perché «seppur si parla di ambiente, la professionalità e competenza di un esponente dell’associazione non può dare visibilità e autorevolezza a iniziative di un partito politico di matrice neofascista». Così il circolo di Corsico e Buccinasco, in provincia di Milano. Una protesta alla quale si è presto unito anche il vertice nazionale dell’associazione, con il vicepresidente Edoardo Zanchini e il direttore generale Giorgio Zampetti che hanno tenuto a precisare che «sia chiaro che Legambiente con questa storia non c’entra nulla» e «Realacci partecipa a titolo personale, la nostra associazione è da statuto antifascista e continuerà ad abbracciare iniziative come maglietterosse, puliamo il mondo dai pregiudizi e welcome in Europe». Immancabili, poi, sono arrivate anche le proteste sui social.
I processi politici e talvolta anche le aggressioni nei confronti di quanti a sinistra hanno “osato” confrontarsi con CasaPound non sono una novità. Fra tutti restano alle cronache quelli subiti dall’allora deputata Pd e storica attivista Lgbt Anna Paola Concia, che accettò l’invito del movimento a parlare dei temi legati all’omosessualità e che per questo fu non solo insultata, ma anche accerchiata e cacciata da una manifestazione da chi ritiene che “con i fascisti non si parla”. Una logica oscurantista e illiberale, vecchia di decenni ma ancora pervasiva, alla quale comunque c’è chi si oppone. «Confermo la mia presenza. Anche se appartengo a una generazione per la quale con i fascisti non ci si sfidava nei dibattiti, io in trent’anni non ho mai rifiutato un confronto. Con nessuno», è stata la replica di Realacci alle critiche.