Per Fassina è «inumano, stupido, fatto per gli stranieri»: è solo il certificato per il bonus libri
Per il deputato di Leu Stefano Fassina è «inumano, stupido e discriminatorio per gli stranieri»: in realtà è solo un certificato per avere il bonus libri… Dopo il caso della mensa di Lodi che ha scatenato una tempesta in un bicchier d’acqua capitanata ad arte da chi a rimestare nel torbido ci sguazza e ci guadagna, ora a finire alla gogna pronto per essere passto al setaccio dall’inquisizione di Leu e compagni, è il provvedimento con cui si richiede agli stranieri la presentazione di specifici documenti per ottenere il contributo sui testi scolastici. Ma a sentire le lamentele di Fassina e colleghi di polemica politically correct la richiesta di certificazioni per giustificare un bonus o ottenere agevolazioni fiscali è diventata una forma di discriminazione istituzionalizzata. Ma da quando? E, soprattutto, perché mai?
Fassina contro la richiesta di certificato per usufruire del bonus libri
Ora, va bene esprimere il proprio dissenso rispetto ad iniziative amministrative locali e provvedimenti di respiro regionale; e passi pure la strumentalizzazione della recriminazione declinata alla polemica politica anti-governativa; ma da qui a denunciare apartheid ideologici e discriminazioni giuridiche erette a sistema, il passo è lungo. E a compierlo, neanche a dirlo, è il deputato in prima linea di Leu Stefano Fassina che, a stretto giro dalle dissertazioni critiche scatenatesi dopo il caso della mensa di Lodi, torna a urlare alla discriminazione e ad attaccare il varo di provvedimenti burocratici a sua detta penalizzanti per gli stranieri. «Dopo l’odiosa discriminazione di Lodi per l’accesso alle mense scolastiche, arriva l’altrettanto odiosa discriminazione attuata dalla regione Veneto per i contributi ai libri scolastici», tuona l’ex transfugo del Pd ora in trincea per Leu. «Sono discriminazioni ammantate di legalità con la richiesta, oltre all’Isee, di dichiarazioni patrimoniali dal Paese di origine dei migranti extra-comunitari per accedere a servizi essenziali. È evidente la strumentalità, data l’impossibilità per chi è fuggito da condizioni di guerra, di Stati falliti o inadempienti di poter documentare alcunché».
Il deputato Leu all’attacco: una discriminazione degli stranieri…
E così, stando alle parole del deputato Leu e ai toni a cui rimandano, provare a regolamentare il caos in cui un flusso indiscriminato e ininterrotto di stranieri, garantito dalle politiche di accoglienza coatta varate dai governi di centrosinistra, e cercare di ammantare di un minimo di diritto e di controllo concessioni e aiuti, diventa immediatamente un atto «inumano», e «il comportamento degli amministratori di Lodi e della regione Veneto» offensivamente «stupido», tanto da invocare la necessità – che immaginiamo imprescindibile per il deputato progressista — di «un atto parlamentare per evitare inaccettabili discriminazioni verso bambini e ragazzi». E ancora una volta, in questo caso grazie a Fassina che ha dichiarato tutta la sua avversione contro l’agevolazione per l’acquisto dei libri scolastici – per cui, chi vorrà ottenere il bonus, dovrà presentare oltre all’Isee anche un certificato sul possesso di immobili o altri redditi all’estero – gli obblighi a cui qualunque componente di una comunità che voglia potersi definire civile investono anche extracomunitari accolti, la richiesta diventa discriminatoria e l’intento punitivo. Ma non sarà un po’ troppo?
Non si preoccupi Fassina i signori in questione sanno leggi, leggine e leggette assai meglio di noi italiani. Io ho lavorato per 42 anni nello stato e ve li garantisco per esperienza personale, sanno perfettamente come muoversi nei meandri della burocrazia e sanno come baipassare l’impiegato allo sportello, costretto dai vincoli burocratici andando direttamente dai superiori. E ripeto parlo per esperienza.
Dopo la mensa di Lodi altro capitolo di una lunga storia che si dipana da anni in questo povero paese. La legge, gli ordinamenti, devono valere per tutti, indistintamente. Lode a chi agisce in tal senso. Il massimo del disprezzo per coloro che, guarda caso sempre una certa parte politica, scelgono di applicare o meno le direttive in base alla convenienza politica.