Pasticciaccio in Campidoglio, mamma straniera non paga la mensa: la bimba alla gogna sul sito

17 Ott 2018 12:03 - di Prisca Righetti

Pasticciaccio in Campidoglio, la mamma africana non paga la mensa scolastica della figlia: il nome della piccola finisce sul sito del Comune tra i morosi. Non solo Lodi, insomma: c’è un’altra mensa che sta scuotendo le coscienze e provocando scandalo, questa volta assai più opportunamente a dire il vero. Il caso esplode online, letteralmente, e mette all’indice la mamma, di origine africana, a quanto riportato sul sito del Comune di Roma, morosa da diverse ratei della quota dovuta per il servizio scolastico; solo che sulla,pagina web che denuncia la morosità della signora, finisce anche la figlia di 9 anni, con tanto di nome e cognome evidenziato in grassetto. La storia, riportata nel dettaglio dal sito del Messaggero in queste ore e rilanciata, tra gli altri, da quello de il Giornale, non è semplicissima da ricostruire nel dettaglio: ma a grandi linee quanto sopra riassunto è quanto genericamente accaduto.

La mamma non paga la mensa: il nome della figlia finisce online sul sito del Comune

Dunque, in barba a privacy dei dati sensibili e tutela di minori, sul sito del Comune di Roma compaiono i dati di una bimba – una piccola alunna dell’istituto Raimondi della capitale, all’Ardeatino, quadrante sud della capitale – la cui madre non paga da diversi mesi le rate della mensa scolastica, con buona pace del garante che ha richiamato al dovere di «tutelare l’immagine dei ragazzi». Un pasticciaccio brutto, quello della svista del Campidoglio a guida Virginia Raggi, finita in rete e immediatamente notata, stanata, denunciata, a causa del quale, come riferisce il quotidiano diretto da Sallusti, pur non essendo i fatti ««facili da ricostruire», un dato è certo: «i dati anagrafici della bambina sono rimasti online dal 10 ottobre scorso ad oggi». O almeno, fino a poco fa della giornata di oggi (mercoledì 17 ottobre ndr), visto che «Il Giornale.it ha provato ad andare sull’albo pretorio del Comune, dove compariva il nome della bambina, ma attualmente la pagina non è raggiungibile». Il quotidiano capitolino, però, ha fatto in tempo a denunciare l’errore digitale del Comune e a sanzionarne la gravità, e tutto spiegando contestualmente quali dati sensibili fossero visibili al pubblico: «Nome e cognome della bimba (accanto a quello della madre) e codice fiscale». tutto, come scrive il Messaggero, «in bella mostra in una delle pagine più consultate del portale web del Comune, perché contiene centinaia di atti, delibere e notifiche, dalla viabilità agli appalti».

Il richiamo risentito del Garante dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione Lazio

Non solo: come riportato ancora da il Giornale in riferimento al servizio del Messaggero, «la madre della bambina non avrebbe pagato nove bollettini da 80 euro» e dunque, «sull’atto si legge che se la madre non pagherà entro 60 giorni, si procederà alla riscossione coattiva». Immediate le reazioni risentite e sconcertate di utenti e addetti ai lavori, culminate nel duro giudizio con cui il Garante dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione Lazio ha criticato l’errore digitale del Comune: «A livello generale le norme parlano chiaro: la riservatezza dei dati e dell’immagine di bambini e ragazzi va tutelata. Lo dice anche la Convenzione Onu sui Diritti dell’infanzia». Bisognerebbe ricordarlo al comune a alla sindaca Raggi… E ora Fico chiederà le scuse anche alla collega di Movimento?

Commenti

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  • vittorio sciullo 18 Ottobre 2018

    ma i servizi sociali e la magistratura nel caso dei genitori che non pagano la mensa per i propri figli dove sono ??? A mio avviso i casi sono due. O quei genitori sono in grado di sostenere quella spesa e se non pagano lo fanno per usare i bambini propri figli come “scudi umani sensibili” per speculare su di essi e porre i costi del loro mantenimento a carico di altri (quasi come quei bimbi che vivono nelle note baracche che sono usati per furti su metropolitane e in appartamenti e portano la refurtiva ai genitori); se invece quei genitori non sono in grado di pagare quelle somme significa che non sono in grado di mantenere i propri figli e allora, se si vuole veramente il bene di quei bimbi, essi vanno tolti a quei genitori per darli in adozione ad un’altra famiglia che sarà certo in grado di dare loro un pasto caldo, un’istruzione ed un futuro migliore di qello che possono garantire loro i genitori natrali. Esattamente quello che si fa per i bambini di famiglie italiane non in condizioni di sostenere e garantire una dsana crescita dei propri figli ??? basti ricordare il figlio tolto alla coppia di genitori naturali solo perchè “anziani”.

  • Mauro 18 Ottobre 2018

    Giustissimo non mettere il nome e cognome della figlia e qualcuno ne pagherà l’errore. Ma veniamo ai contenuti: Nel caso si sia deciso di far pagare la mensa agli infanti è logico che coloro che non pagano non ne possono fruire. Solo che mi viene un dubbio, o meglio mi sembra causare una vera e propria ingiustizia: Più giusto sarebbe che la mensa fosse gratuita per tutti, sia abbienti che già pagano tante tasse sia non abbienti; Se poi in una città ci sono molti o troppi clandestini sarà la città stessa a pagarne lo scotto.

  • eleonora ferrari 18 Ottobre 2018

    so già che mi censurate .o con la mia misera pensione dopo 40 anni di lavoro duro , ho pagato milioni per la pensione , ho unna pensione da 700 euro al mese e pago tutto . con la scusa di essere non italiani fanno i furbi . ma fino a ieri come mangiava sua figlia ? adesso basta date da mangiare ai nostri bambini non a chi è qui abusivamente . grazie eleonora ferrari