Sala vietata per omesso antifascismo. Forza Nuova: parleremo lo stesso

16 Ott 2018 15:00 - di Massimiliano Mazzanti

Riceviamo da Massimiliano Mazzanti e volentieri pubblichiamo

Caro direttore,

il sindaco di Parma – ex-grillino, ormai “sinistro” in ogni senso – ha deciso che, nella sua città, le sale pubbliche possano essere utilizzare dalle forze politiche solo in presenza di una “autocertificazione” di “antifascismo” e, pertanto, ha revocato l’uso di una di questa a Forza nuova, rea di aver presentato una richiesta priva del foglio che attesti d’essersi “cosparsa il capo di cenere”. L’appuntamento di sabato 19, per il quale era stato chiesto l’uso della “sala civica San Pancrazio” e al quale dovrebbe partecipare Roberto Fiore è su temi di stretta attualità internazionale – “Il mio viaggio in Siria” -, ma per il Comune emiliano – al pari di diversi altri – l’oggetto della discussione non conta più di tanto: “Assieme all’associazione nazionale dei partigiani e alle sigle sindacali – ha sottolineato il sindaco di Parma su Facebook – avevamo firmato un protocollo d’intesa: l’antifascismo è un valore fondante di Parma e per questo lo avremo difeso sempre, nonostante e soprattutto i tempi bui. Perciò, no alla sala civica a Forza Nuova”.

Curioso modo d’intendere la Costituzione e le leggi, quello di Pizzarotti e dei suoi, non solo per il mal vantato radicamento nella Carta fondamentale di questo atteggiamento; ma anche per la bizzarra facoltà concessa a enti tutt’altro che “pubblici”- l’Anpi e non meglio precisati “sindacati” – di stabilire le norme, in base alle quali sia possibile o meno propagandare idee sociali, culturali e politiche. Nel diritto italiano esistono certamente e la XII disposizione transitoria della Costituzione e la Legge Scelba, ma queste norme non prevedono assolutamente la possibilità di etichettare amministrativamente – e arbitrariamente – le persone o le associazioni – o di dichiarare preventivamente i propri orientamenti politici e morali, pena la discriminazione -, senza un eventuale pronunciamento in tal senso della magistratura. Infatti, nell’unico caso analogo previsto nel nostro ordinamento – la così detta “certificazione antimafia” richiesta alle imprese per la partecipazione alle gare d’appalto pubbliche -, non si chiede, poiché sarebbe illogico e grottesco, di dichiararsi contro la mafia o di rispettare il “416 bis”; bensì di attestare di non essere incorsi in condanne per i reati di mafia.

Una richiesta legittima, da parte della Pubblica amministrazione, anche e soprattutto perché “verificabile oggettivamente” nella sua fedeltà al vero stato delle cose. Non è questione di poco conto, in quanto – sulla base dei tanti principi attestati dalla Costituzione e dalle leggi -, coloro che gestiscono le amministrazioni locali o centrali dello Stato potrebbero interdire dall’attività politica una miriade di soggetti loro avversi. E questo non è esattamente ciò che vuole la Costituzione, bensì il suo esatto contrario. Anzi, se c’è qualcosa che mette in serio pericolo la Costituzione italiana e i valori che in essa sono custoditi è proprio questa tendenza degli enti di “secondo grado” – che non hanno potestà legislativa, ma solo regolamentare e ordinatoria in ossequio alle leggi dello Stato ed esclusivamente nel perimetro tracciato dalle norme nazionali – ad aggirare il diritto pubblico e privato nella speranza che la “consuetudine” cristallizzi col tempo ciò che la legge non prevederebbe affatto. Fiore ribadisce che sabato andrà a Parma e parlerà, forte dell’autorizzazione concessa dallo stesso Comune in un primo momento, seguito anche dal pagamento dei previsti oneri d’uso, e ciò fa temere un pomeriggio di tensioni in città. D’altro canto, per quanto possa risultare o meno simpatica, Forza nuova è pur sempre un partito legittimo e che ha il diritto di manifestare pubblicamente le proprie istanze. Forse, il Parlamento che ha di fatto rigettato il progetto liberticida di Emanuele Fiano dovrebbe tornare una volta per tutte sull’argomento, stabilendo come la pur doverosa osservanza della XII disposizione transitoria non possa essere gabellata con provvedimenti che violino, nell’ordine, gli articoli 2, 3, 13, 17, 18, 21, 49 e fors’anche altri ancora della Costituzione.

Commenti

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  • Giuseppe La Porta 17 Ottobre 2018

    Le idee vanno combattute con le idee e non con leggi punitive discriminatorie o comportamenti che limitano i diritti civili e politici sanciti da una costituzione che si proclama democratica .La richiamata disposizione n.XII della Costituzione italiana e ‘ detta transitoria proprio perché i nostri Costituzionalisti ne prevedevano l’abrogazione in un futuro prossimo e non remoto . Che il governo si sbrighi a procedere all’ abrogazione della disposizione n. XII , della legge Scelba e di tutti i reati di opinione al fine di rendere l’Italia veramente una compiuta democrazia .

  • Andrea 16 Ottobre 2018

    Impedire di parlare e di esprimere il proprio pensiero è sempre una ferita e una sconfitta per la democrazia.Concordo col Ministro Salvini quando afferma che le idee si combattono con le idee senza ricorrere alla sopraffazione e alla censura.Censura che fu adottata proprio dalla dittatura fascista ed è stata adottata dalle peggiori e infami dittature come quella comunista e purtroppo continua ancora oggi a regnare sovrana in molti Stati.Quindi credo che sia grave e inaccettabile che queste forme odiose di bavaglio vengano seguite e permesse in un Paese libero che ha pagato a caro prezzo e con un mare di sangue la conquista della libertà e l’abbattimento del regime fascista.