Nomine Rai, ormai è il Giornale Radio la vera roccaforte della sinistra

31 Ott 2018 16:11 - di Redazione

Luca Mazzà è il nuovo direttore del Giornale Radio Rai. Dall’agosto del 2016 era stato chiamato a dirigere il Tg3. Negli ambienti Rai la sua nomina viene giudicata di “consolazione” visto che al timone del Tg3 è stata ora chiamata Giuseppina Paterniti. Mazzà, nato nel ’62, lavora nella tv pubblica da 30 anni. Nel 1991 ha fatto il suo ingresso al Giornale Radio Rai in qualità di redattore. Per il giornale radio dunque nessuna rivoluzione in vista: qui in radio le “bandierine” gialloverdi – nonostante i lamenti di alcuni giornali sulla spartizione partitocratica delle poltrone di viale Mazzini – non sono mai arrivate. Da cinque anni l’informazione radiofonica è saldamente nelle mani della sinistra, con l’eccezione di Flavio Mucciante (considerato in quota Monti), che diresse il giornale radio dal marzo 2014 all’agosto 2016.

Poi arrivò Andrea Montanari, in era Campo Dall’Orto, quando Matteo Renzi in Rai non poteva essere messo in discussione. La direzione Montanari coincise con la stagione della propaganda pro e contro il referendum istituzionale caro al fronte renziano. Inutile dire che le ragioni del No non ebbero grande spazio… Nel giugno 2017 Montanari venne premiato con la direzione del Tg1. Al giornale radio arrivò Gerardo Greco. Greco entrò poi in conflitto con il Cda di viale Mazzini che gli contestò un budget troppo dispendioso a fronte dei risultati acquisiti. Greco è oggi passato a dirigere Retequattro dove è stato battezzato il direttore “Forza Pd” per alludere alla conversione a sinistra della rete Mediaset. Ora arriva Mazzà e siamo al terzo direttore di fila in “quota Pd”. Tutti ottimi professionisti naturalmente, ma il dato contraddice la vulgata sulla Rai soggiogata dalle truppe gialloverdi. Inoltre, mentre continua l’andazzo di considerare il Giornale Radio un parcheggio per gli scontenti o un trampolino di lancio verso poltrone più prestigiose, ad andarci di mezzo è la qualità del servizio. I malumori di chi lavora nella testata scorrono copiosi: non ci sarà mai un vero rilancio – è l’opinione comune – se continuano a usare il giornale radio come merce di scambio…

 

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