Nepalese picchia la moglie, poi dice ai giudici: «Non sapevo che fosse reato»
«Non sapevo che picchiare la moglie fosse un reato… Non sapevo». Così si è “giustificato” davanti ai giudici un immigrato nepalese, regolare nel nostro Paese. L’uomo è finito a processo per maltrattamenti, lesioni volontarie e minacce aggravate dall’uso di un coltello nei confronti della moglie, una 26enne connazionale che attualmente si trova in una comunità protetta con la bambina di 11 mesi.
L’11 giugno scorso la giovane mamma, con la sua bambina, era stata vista alle due di notte da una volante della polizia mentre vagava disperata per le strade del quartiere Arcella di Padova. Era stata picchiata per l’ennesima volta dal marito. Innegabili i segni dei maltrattamenti del coniuge: contusioni e graffi sulla schiena, oltre a una ferita da un tentativo di strangolamento sul collo. Per l’uomo era scattata la misura del carcere, poi trasformata in arresti domiciliari con il divieto di ogni contatto con la compagna.
e vi stupite???
quello che non capisco è; ma con questo tipo di modus vivendi, con queste radici culturali
noi dovremmo farli integrare???
è impossibile perchè loro non vogliono!!!
punto e basta…
cos’è dobbiamo imporglielo??? con le bastonate???
e i buonisti si sentono con la coscienza a posto???
Ma questo nepalese non sapeva, a casa sua si può picchiare! non credo. allora spedirlo a casa sua ma in carcere.