Manovra, il disegno del governo si barcamena tra certezze e incognite

19 Ott 2018 13:18 - di Enea Franza

Riceviamo da Enea Franza e volentieri pubblichiamo:

Caro direttore,

Se andiamo un po’ ad analizzare le previsioni governative di crescita del PIL (1,5% nel 2019, 1,6% nel 2020 e 1,4% nel 2021)  vediamo che esse scontano l’ incremento della domanda interna ed una ripresa delle esportazioni, previsione quest’ultima, peraltro, in controtendenza con quanto si è visto nel 2018. Dire che si tratta di aspettative azzardate, appare, a chi scrive, per lo meno fuorviante. In realtà i conti possono quadrare solo nella misura in cui, in effetti, si assista ad un effettivo aumento del potere di acquisto delle famiglie ed ad uno sblocco dei grandi investimenti pubblici. Quanto alle esportazioni, invece, nulla fa effettivamente pensare ad una inversione di tendenza ed un incremento delle quote di vendita per il made in Italy a scapito degli altri diretti competitor sui mercati internazionali. 

In effetti, l’aumento del prezzo del petrolio, l’andamento negativo del commercio internazionale, il rialzo del tasso di cambio ponderato dell’euro non giocano a nostro favore. Allora è più che desumibile una riduzione del nostro export. 

D’altra parte, adesso che la manovra di finanza comincia a prendere forma ed a delinearsi, accanto al deficit di bilancio e al conseguente aumento del costo del debito, si palesano iniziative quali quelle della pace fiscale che, nel breve periodo, avranno certamente un duplice effetto: assicurare entrate immediate e certe per lo Stato e liberare risorse dei privati. Sul punto è facile previsione pensare che il denaro tolto al fisco sarà destinato dalle imprese all’attività economica e dalle famiglie ai consumi. 

In particolare, dalle famiglie il Governo attuale si aspetta molto in termini di aumento della spesa anche perché, in effetti, esse appaiono le vere beneficiarie della manovra. L’auspicio è che dalle assunzioni di “giovani” nella pubblica amministrazione e nelle società ad essa riferibili – impiego che dovrebbe far seguito al pensionamento degli “anziani” – e dal reddito di cittadinanza attribuito a chi ne abbisogna, scaturisca il boom della domanda interna. Cosi viste le cose, pur  dato per scontato il fatto che non tutto il reddito disponibile venga poi effettivamente speso (diciamo che se ne risparmi la metà), il maggior consumo in beni e servizi si potrebbe ben riversare in maggiori ordinativi alle imprese. 

Ma tale costruzione pone di per sé almeno due perplessità che ci incarichiamo di esporre. La prima: entro quando avverrà l’incremento della domanda di beni e consumi alle imprese?  In primavera, in estate o gli effetti si avranno molto probabilmente ad autunno ben oltre il rientro dalle ferie estive. Se supponiamo che lo stimolo al consumo sia successivo alle eventuali assunzioni (o alle riscossioni del reddito di cittadinanza) è lecito pensare che prima del prossimo settembre tutto rimanga inevitabilmente uguale ad oggi. Dunque, nessuno stimolo  al mercato, tranne ipotizzare che,  in considerazione di future possibili assunzioni, si cominci già da subito a spendere denaro, cosa in effetti molto fantasiosa. 

C’è poi un’altra considerazione. Un incremento del reddito disponibile aumenta anche la domanda di beni d’importazione e, ciò è stato già paventato nei giorni scorsi, nella assurda pretesa che i beneficiari del reddito di cittadinanza acquistassero solo beni nazionali. Tra le tante critiche che tale richiesta ha sollevato, c’è anche la constatazione che, in una economia oramai globale, non è tanto facile assicurare un prodotto italiano in tutti i suoi componenti. Basti pensare al costo dell’energia; maggiore produzione vuol dire maggior consumo di petrolio. Che dire, poi, delle macchine utensili o automobilistiche, che necessitano per tanta parte di  componenti prodotti all’estero, in quanto, l’Italia ha abbandonato tutta una serie di produzioni. 

Altra questione è lo sblocco dei lavori infrastrutturali. Qui,  se si lavora seriamente,  le prospettive di sviluppo e di crescita sono infinite e l’impatto sulla domanda interna è immediato. Ma l’incognita – come più volte evidenziato anche su queste pagine – resta la questione di quello che i giuristi chiamano anche i “poteri interdettivi” della P.A. e che più semplicemente possiamo chiamare i poteri delle Procure della Repubblica e dei TAR. 

Per il momento non è dato vedere una svolta sul punto. Dunque, in definitiva, è assai più facile prevedere una crescita più moderata, più alti tassi di interesse e più lenta creazione di posti di lavoro. Insomma, il quadro più probabile è si di crescita, ma bene che vada su livelli assai inferiori di quelli stimati.

Commenti

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  • icarla 20 Ottobre 2018

    d’accordo con Giuseppe diminuire in po’ il reddito di cittad. A 500 e darlo a una platea più grande. In ogni caso migliorare i centri per l’impiego.

  • Giuseppe Vacca 20 Ottobre 2018

    Togliere un po’ di miliardi al reddito di cittadinanza,dando un assegno mensile non superiore ai 500 euro, (visto che chi va a lavorare spesso prende anche di meno) e immetterli nelle opere pubbliche e nel sostegno alle imprese
    Cosi’ si creerebbero piu’ posti di lavoro e si tranquillizzerebbero i mercati e l’Europa
    Magari anche modificare la legge Fornero con piu’ gradualita’ ed invece accelerare sulla flat tax
    Non mi pare cosi’ difficile
    Che ne dite?

  • Laura Prosperini 19 Ottobre 2018

    La manovra va nella direzione giusta
    ed anche questo articolo chiaro, ben scritto ed intriso di buon senso, lo conferma.
    E’ quindi una manovra imprescindibile, necessaria, quantomeno nella nella direzione
    (sviluppo finalmente e non tagli/austerity, mediante stimolo della domanda interna e delle grandi opere pubbliche).
    Effettivamente quanto beneficio ci darà non possiamo ponderarlo con precisione chirurgica, molti sono i fattori concorrenti (che ci descrive l’articolo stesso)
    Però rimane necessario ciò che è stato indicato:
    – aumento del potere di acquisto delle famiglie
    – sblocco dei grandi investimenti pubblici
    – pensionamento degli anziani e conseguente assunzione di “giovani” (nella pubblica amministrazione) – reddito di cittadinanza (che dovrebbe essere attribuito, più cospicuamente e ad una più vasta platea di Italiani; poverissimi, poveri e bisognosi)
    i “freni” possibili a questa previsione (definita un pochino ottimistica) sono effettivamente
    l’acuisto di prodotti esteri (e con la perdita di tante aziende prima Italiane ed ora italiane solo nel nome) che è possibilissima (bisogna vedere in quale %)
    i i poteri interdittivi descritti che possono frenare, ritardandone i benefici, le opere Pubbliche.
    Anch’io credo che la direzione imboccata (dopo oltre vent’anni!!!!) sia l’unica giusta.
    Quanto la spinta (nella direzione giusta) si riuscirà ad avere dipende anche dal “coraggio” della manovra stessa che hanno tentato in tutti i modi, tutti i poteri forti italiani ed esteri (euro-pa) di “contenere” il più possibile
    affinchè il Popolo non si accorga del beneficio che avrà sicuramente o affinchè che lo reputi non significativo
    e che comunque gli lasci il c.d. “amaro in bocca”
    così nelle prossime tornate elettorali, con i favori di tutti i mass media schierati per il liberismo mondialista, possano tentare di tornare a % (pd/fi/euro-pa) più considerevoli.
    Speriamo che, invece, il Popolo capisca e, speriamo, che il centrodestra riesca ad avere quel coraggio di spinta (ma in questa direzione e non nell’altra paventata anche da fi) che sembra mancare, ancora, a questo Governo giallo-verde.
    Siamo nella giusta direzione,
    coraggio!!!!