Libia, il governo italiano abbia il coraggio di cambiare rotta (e cavallo)

22 Ott 2018 15:07 - di Antonio Pannullo

Ammettiamolo: in Libia l’Europa ha sbagliato tutto. Su impulso della Francia, che persegue sempre e solo i suoi interessi particolari, la Libia è stata trasformata in un inferno. L’Unione europea ha scelto Fayez al Serraj, di concerto con la Casa Bianca, e l’Italia di Gentiloni e del Pd si è supinamente adeguata a questa scelta, da suddita di Bruxelles quale è sempre stata. La fazione attualmente vincente, quella del generale Khalifa Haftar, ha scelto invece l’alleanza con la Russia di Vladimir Putin, scelta che si sta rivelando vincente. Ora il governo italiano ha indetto la Conferenza di Palermo sulla Libia,per cercare di rappezzare i cocci di quel Paese. Alla conferenza nessuno crede, e la Libia, dove l’Italia ha fortissimi interessi economici, continerò a viaggiare nel caos favorendo interessi non certo italiani. Sorprende, a questo punto, che il nuovo governo italiano, che si definisce del cambiamento, non abbia il coraggio e la forza di cambiare completamente il proprio atteggiamento in Libia, dcidendo una volta tanto di far svolgere al nostro Paese un ruolo da protagonista nella nazione proprio di fronte. Anche in politica estera è ora di cambiare e di rompere con il passato, soprattutto se le scelte sin qui fatte si sono dimostrate fallimentari.

Il premier Conte esprime peprlessità sul voto in Libia

Proprio oggi sembra che ci sia stato un timido segnale di perplessità sulla gestione della crisi libica: “Pensare che in Libia si possano svolgere in dicembre le elezioni mi sembra una speranza un po’ improvvida, ma questo non lo deciderà l’Italia. A Bruxelles ho condiviso questa valutazione anche con il presidente Macron”. Lo ha  puntualizzato il premier Giuseppe Conte parlando alla Stampa Estera a Roma. “La conferenza per la Libia l’ho convocata a Palermo per il 12-13 novembre – rimarca – ma non c’è l’ingenuità o la velleità di risolvere così il problema della Libia. Se il giorno dopo non avremo la stabilizzazione o un documento sottoscritto da tutti i player non diremo che è stato un fallimento”. “Saremo molto inclusivi, abbiamo invitato tutti i principali attori dello scenario libico – rimarca – l’Italia insieme agli altri offre un tavolo, un’occasione di confronto. Se riusciremo a fare passi avanti avremo offerto un grande contributo ai libici e alla comunità internazionale”. A credere nell’utilità della conferenza rimane solo la Farnesina: “Confidiamo molto nella conferenza di Palermo per la Libia e in una partecipazione qualificata di Russia e Stati Uniti”. Sono le parole del ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, che intervenendo al Transatlantic Forum on Russia si esprime così in relazione alla conferenza per la Libia in programma il 12 e 13 novembre a Palermo. Ma gli stessi attorim i libici, partono già sfiduciati: la conferenza sulla Libia in programma a Palermo non rappresenterà una “svolta” per il Paese nordafricano. Lo ha detto il ministro degli Esteri del governo di concordia nazionale libico, Mohamed Siyala, in un’intervista rilasciata al quotidiano austriaco Die Presse. Il ministro, riporta il giornale sul proprio sito, ha sottolineato di “non pensare” che la riunione in Sicilia sulla stabilizzazione della Libia possa rappresentare “una svolta”.

La Libia continua a precipitare nel caos

Intanto la nostra ex colonia precipita sempre più nel caos: La Missione di supporto delle Nazioni Unite (Unsmil) in Libi – anche l’Onu ha prenuto per al Serraj –  ha criticato il peggioramento della situazione della sicurezza nel sud del Paese e ha chiesto alle autorità libiche di agire in modo pronto ed efficace contro l’illegalità nella regione. In una nota, l’Unsmil condanna le violazioni commesse da gruppi armati stranieri in territorio libico e invita gli attori regionali a sostenere le “autorità nazionali” nell’affrontare la situazione in modo rispettose rispetto alla sovranità e alla integrità territoriale della Libia. Inoltre, l’Onu si dice profondamente preoccupata circa l’aumento della criminalità, in particolare per la recente ondata di rapimenti e di atti di vandalismo contro le infrastrutture del sistema di irrigazione Great Man-Made River.

Haftar e Serraj non sono d’accordo sul futuro della Libia

Infine, si apprende che il Consiglio presidenziale libico del premier Fayez Serraj ha smentito le notizie diffuse dal portavoce del generale Khalifa Haftar, secondo cui sarebbe stato raggiunto un accordo sull’unificazione delle Forze armate. “L’establishment militare libico del governo di accordo nazionale ha sostenuto e continua a sostenere questo processo nell’ottica dell’importanza di mettere fine all’attuale divisione”, si legge in una nota del Consiglio presidenziale. Che avverte sulle conseguenze di tali “dichiarazioni irresponsabili”, che potrebbero avere l’effetto contrario rispetto all’esito di incontri cruciali che vanno avanti da un anno a questa parte. Nel comunicato, si ricorda che “il governo di concordia nazionale ha chiarito che non devierà dai suoi principi”, che sono quelli del mantenimento della separazione dei poteri e che l’istituzione militare dovrà rispondere ad un’autorità civile esecutiva. Ieri, il portavoce di Haftar, Ahmed al-Mismari, aveva annunciato un accordo formale sull’unificazione delle Forze armate a margine di acluni incontri al Cairo, sostenendo che l’intesa prevedeva la nascita di un consiglio per la sicurezza nazionale, di un alto consiglio di difesa e di un consiglio per il comando generale. Insomma, non si vede la fine di questa crisi.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • massimo 23 Ottobre 2018

    non cia capito niente nessuno sono una massa di incapaci devo mandare la gente competente
    che sa come fare e noi abbiamo persone capaci di risolvere la questione

  • Giuseppe Forconi 23 Ottobre 2018

    Pensandoci bene…. a che cosa serve la ONU ?? Altro carrozzone mangia quattrini e sempre partitaria per chi piu’ gli aggrada. Ecco come e’ nata ” UE ” sulla falsa riga della sua cugina americana.