Lecce, la strage dei vicini per il parcheggio: la confessione dell’omicida
Ha meditato di uccidere i vicini con i quali aveva dissidi e alla prima occasione li ha sterminati. Si è svolta questa mattina, davanti al gip del Tribunale di Lecce Carlo Cazzella, l’udienza di convalida dell’arresto di Roberto Pappadà, 57 anni, l’uomo che venerdì sera a Cursi, paesino di 4mila anime, ha ucciso i vicini di casa: Andrea Marti, 36 anni, il padre Franco, 60 e la zia di Andrea, Maria Assunta Quarta, 52. L’arresto è stato convalidato ma sulla misura cautelare da applicare il giudice si è riservato. Quasi certamente sarà la custodia in carcere. Pappadà ha sostanzialmente confermato quello che aveva detto davanti al pubblico ministero di turno al momento del fatto, la dottoressa Donatina Buffelli. Si è trattato di un omicidio premeditato a causa di dissidi con i vicini dovuti essenzialmente a questioni di parcheggio delle automobili in via Tevere. Le liti andavano avanti da un anno e mezzo. Pappadà ha riferito oggi di essere stato aggredito anche fisicamente in una occasione da Andrea Marti. Quest’ultimo, infatti, tornato in auto con la fidanzata, è stato il primo ad essere ucciso.
La giovane è stata risparmiata ma quando ha visto il suo compagno assassinato ha cominciato a gridare. Quindi sono arrivati con l’automobile anche Franco Marti, la moglie Fernanda, 53 anni, ferita e unica sopravvissuta, e la sorella di quest’ultima Maria Assunta. Pappadà ha sparato, con una pistola detenuta illegalmente, anche contro di loro, uccidendone altri due. L’uomo ha ribadito le affermazioni inquietanti già rese in precedenza: non ce la faceva più, in particolare dopo la presunta aggressione di Andrea Marti per strada, e unico modo per mettere fine alla storia sarebbe stato questo.