La Figc volta pagina, Gravina nuovo presidente alla prima votazione
E’ Gabriele Gravina il nuovo presidente della Figc, la Federazione italiana gioco calcio. Lo ha eletto l’assemblea alla prima votazione, con il 97,2 per cento delle preferenze, così com’era prevedibile dopo le numerose dichiarazioni di stima e di voto che avevano caratterizzato la fase “pre-elettorale”.
Si chiude così, con il ricompattamento del mondo del calcio attorno alla figura dell’ex numero uno della Serie C, che era l’unico candidato alla poltrona più importante del calcio italiano, il lungo periodo – 9 mesi – di commissariamento della Federazione con la gestione commissariale di Roberto Fabbricini, iniziata il 1° febbraio dopo la mancata elezione del presidente nella precedente assemblea elettiva di fine gennaio.
La crisi della Figc si era invece aperta quasi un anno fa, il 13 novembre 2018, con la mancata qualificazione dell’Italia ai Mondiali in Russia seguita, una settimana dopo, dalle dimissioni dell’allora presidente Carlo Tavecchio.
Per essere eletto al primo turno, Gabriele Gravina aveva bisogno del per essere eletto al primo turno necessitava del 75 per cento dei voti. Gli accreditati all’assemblea elettiva erano 258, l’equivalente di 486 voti. Tra gli assenti che non hanno partecipato all’elezione di Gravina alla poltrona della Figc anche il presidente del Milan, Paolo Scaroni, che non è riuscito a raggiungere per tempo Fiumicino a causa di un volo cancellato all’ultimo. Per la Seria A, quindi, Gravina aveva a disposizione 19 delegati sui 20 complessivi.
«Devo ringraziare tutti per il supporto e per il sostegno, per le energie che ciascuno ha dato alla mia azione per arrivare a determinati obbiettivi. Ringrazio per la fiducia, per chi vuole vivere la straordinaria esperienza di rilancio del calcio italiano. Dobbiamo puntare moltissimo nel coccolare la passione di tanti dirigenti del calcio italiano, e far sì che ci sia la massima crescita e professionalità, e dobbiamo fare sì che ci sia da parte di tutti la massima collaborazione e supporto. Ora è il momento di lavorare, ha detto Gravina appena eletto – Il progetto è stato definito ambizioso, so che bisogna lavorare, bisogna non solo saper agire ma anche sognare, progettare e credere. Credo in quello che ho scritto, credo nei miei compagni di viaggio. Il calcio non può più aspettare quindi ripartiamo insieme».
L’ex-numero uno della Lega Pro aveva delineato così, prima delle votazioni che si sono svolte all’hotel Hilton di Fiumicino, quella che sarebbe stata la direzione che avrebbe impresso alla sua presidenza: «Da tempo mi interrogo sulla soluzione di un modello per fare lo scatto in avanti, e sostenibilità è la parola chiave. Nel nuovo progetto di riforme di sistema le uniche porte che saremo felici di chiudere saranno quelle sbattute in faccia ad avventurieri e speculatori che tanto prendono e nulla lasciano al nostro calcio, se non ferite nel cuore di intere comunità sportive».
«Consapevoli delle responsabilità, dobbiamo fare squadra tra di noi e con tutte le istituzioni che ci sono vicine, con il Coni e con il governo, il calcio – aveva ammonito Gravina nel suo discorso davanti ai delegati dell’assemblea elettiva della Figc all’hotel Hilton di Fiumicino – non si gioca da soli ma con le giuste regole.
«Oggi rappresenta per me il completamento di un percorso umano e sportivo in calcio, di un calcio giocato, sostenuto e servito – ha sostenuto Gravina prima della votazione con un appello ai sentimenti – La maglia azzurra simbolo della nostra istituzione federale muove i sogni di ogni bambino e sarà per me un privilegio poterla onorare, se mi accorderete la vostra fiducia. Ringrazio i compagni di viaggio in un percorso tortuoso, ma che oggi ci vede compatti per ripartire. C’è lo chiede la Italia intera, lo esige il nostro ruolo internazionale».
«Il calcio che vorrei – ha sottolineato Gravina andando al sodo – è quello dei giovani, dello sviluppo del talento, quello che non fa differenze di genere e punta a sviluppare sempre di più il calcio femminile. Il calcio che vorrei è sostenibile, ogni componente è un pezzo del mosaico, è quello delle famiglie che si avvicinano ad un ambiente etico, ed è in grado di fare impresa. Il calcio che vorrei si gioca in impianti funzionali e moderni, che rivede l’Italia nella grandi competizioni internazionali».
«La nostra squadra federale è e sarà – ha detto Gravina prima di compendiare i voti dei delegati – la nostra prima Nazionale, siamo tutti titolari e c’è bisogno di tutti per salvarci e per salvare soprattutto il nostro calcio», esortando le componenti ad «alzare la testa, aprire gli occhi e puntare dritti al risultato: togliamoci le cravatte e indossiamo la maglia azzurra per vincere». Un discorso di grande impatto emotivo che gli è valso il 97,20 dei consensi, ben oltre quelli necessari per sedersi sulla poltrona di capo della Federazione italiana gioco calcio.