Khashoggi, Riad richiama l’ambasciatore. L’Onu: revocare immunità diplomatici
Riad richiama in patria il proprio console accreditato in Turchia mentre l’Onu propone, addirittura, la revoca dell’immunità dei diplomatici sauditi al fine di facilitare le indagini e fare chiarezza sulla possibile uccisione del giornalista Jamal Khashoggi, scomparso due settimane fa dopo essere entrato nel consolato saudita di Istanbul.
Sale di livello lo scontro fra l’Arabia Saudita e la comunità internazionale dopo la scomparsa del giornalista che, entrato nel consolato saudita mentre la fidanzata lo attendeva all’estero, non ne è mai più uscito tanto da ipotizzare non solo un omicidio ma una fine terribilmente cruenta con il cadavere di Kashoggi smembrato e, forse, perfino sciolto nell’acido per far scomparire ogni prova.
Se Riad continua a mostrare un’apparente sicurezza mentre le pressioni internazionali si fanno di ora in ora più forti – il governo saudita continua a negare in un muro contro muro la sua responsabilità nella scomparsa di Khashoggi e ha fatto filtrare, così, gli esiti del colloquio del principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman con l’inviato di Trump, il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo (siamo «alleati forti e di vecchia data, insieme affrontiamo le sfide, nel passato, oggi o domani») – nessuno sembra più disposto a credere all’innocenza del paese arabo.
Perfino gli Usa, di fronte alle inverosimili narrazioni dei sauditi iniziano a mostrare un controllato fastidio. E avvertono gli alleati – o ex-alleati – che, a questo punto, è necessaria «un’inchiesta accurata, trasparente e puntuale» sulla sparizione del giornalista dissidente Jamal Khashoggi. Almeno questo è ciò che ha riferito la portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Heather Nauert, al termine degli incontri, durati una quarantina di minuti, avvenuti a Riad, nel quali Pompeo ha ribadito al principe ereditario la preoccupazione degli Usa per la sorte del giornalista, scomparso dopo essere entrato nel consolato suadita di Istanbul.
Parigi e Berlino hanno già fatto sapere che esigono un’inchiesta internazionale. Il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas e il suo omologo francese, Jean-Yves Le Drian, hanno chiesto l’unità internazionale di fronte alla possibile uccisione di Khashoggi. «Vogliamo sapere cosa è successo» lo scorso 2 ottobre nel consolato saudita a Istanbul, ha detto Maas durante un incontro con Le Drian a Parigi. «Una volta che lo sapremo, trarremo le nostre conclusioni», ha affermato ancora Maas, rendendo noto di aver parlato del caso con il segretario di Stato americano Mike Pompeo lunedì, poco prima che il diplomatico degli Stati Uniti partisse per l’Arabia Saudita.
Anche la famiglia del giornalista scomparso ha sollecitato un’inchiesta internazionale – «imparziale e indipendente» – per accertare le circostanze della vicenda: «Seguiamo con tristezza e apprensione le notizie contrastanti sulle sorti di nostro padre – afferma una dichiarazione della famiglia rilanciata dall’agenzia di stampa ufficiale turca Anadolu – «la nostra famiglia è scioccata e desidera stare insieme in questo momento doloroso. La forte responsabilità morale e legale che nostro padre ci ha instillato ci obbliga a chiedere l’istituzione di una commissione internazionale indipendente e imparziale per indagare sulle circostanze della sua morte».
La polizia turca, intanto, è entrata nella residenza ufficiale del console saudita a Istanbul, Mohammad al-Otaibi che ha lasciato questo stesso pomeriggio la Turchia diretto a Riad, per un sopralluogo dopo quello di 9 ore effettuato all’interno del consolato.
Il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, ha fatto sapere che la Turchia potrebbe interrogare i funzionari del consolato di Riad a Istanbul, se necessario, per fare luce sulla scomparsa di Khashoggi: «E’ responsabilità dell’ufficio del procuratore capo decidere chi interrogare o quali domande fare. I procuratori potrebbero volere la testimonianza di qualsiasi funzionario saudita del consolato, se necessario – ha affermato Cavusoglu nel corso di una conferenza stampa al termine dell’incontro con il suo omologo turco cipriota Kudret Ozersay sottolineando l’importanza di un approccio «trasparente e finalizzato al risultato», aggiungendo che «la situazione deve essere chiarita in modo che nessuno abbia più dubbi».