Khashoggi, l’Arabia Saudita ammette: ucciso durante una colluttazione
L’Arabia Saudita ammette che il giornalista Jamal Khashoggi è stato assassinato nel suo consolato di Istanbul nel corso di una colluttazione. E cadono le prime teste per l’omicidio: diciotto cittadini sauditi sono stati arrestati dalle autorità di Riad per la morte di Khashoggi.
Sono stati rimossi dall’incarico anche il generale Ahmed al-Asiri, un alto ufficiale dei servizi segreti coinvolto nella vicenda della scomparsa del giornalista scomodo per Riad e Saud al-Qahtani, fedelissimo del principe coronato Mohammed bin Salman che sarebbe stato a conoscenza del piano per far fuori Khashoggi.
La vicenda si è sbloccata ieri sera quando l’Arabia Saudita, messa all’angolo dalle forti pressioni internazionali e dagli accetamenti degli investigatori turchi, dopo due settimane di dinieghi e ostinati silenzi sulla sorte di Khashoggi, alla fine si è vista costretta a cedere confermando che il giornalista è morto all’interno del consolato saudita di Istanbul in seguito a una colluttazione con alcune persone con cui si era incontrato.
Riad ha sostenuto di aver avviato un’inchiesta interna per arrivare a capo dell’accaduto togliendo così dall’imbarazzo il principe coronato Mohammed bin Salman che era e resta il maggior indiziato quale regista dell’intera operazione che ha portato all’omicidio di Khashoggi.
Il giornalista, infatti, scomodo per il regime saudita e molto critico nei confronti di Mohammed bin Salman, è stato attirato in una trappola all’interno del consolato saudita di Istanbul dove doveva prendere un documento per sposarsi con la sua fidanzata mentre lei lo attendeva fuori con in mano il suo cellulare, ma non ne è più uscito.
La vicenda si è trascinata per giorni fra accuse contro Riad e fermi dinieghi dei sauditi i quali sostenevano, senza però riuscire a dimostrarlo, che Khashoggi era sì entrato nel consolato saudita di Istanbul – le immagini delle telecamere a circuito chiuso che riprendono il giornalista mentre entra nella rappresentanza diplomatica sono state acquisite e diffuse dagli investigatori turchi – ma, poi, che, inverosimilmente, Khashoggi era uscito da un ingresso posteriore scomparendo nel nulla.
Ieri gli inquirenti turchi hanno interrogato 15 dipendenti turchi della sede diplomatica saudita, compreso l’autista del console che, però, hanno accertato gli investigatori, non era alla guida del minivan con targa diplomatica con il quale alle 15 e 09 del 2 ottobre scorso sarebbero stati trasportati i resti del giornalista, ucciso e smembrato, poco meno di due ore dopo il suo ingresso nel consolato.
Khashoggi, ha sostenuto il New York Times citando una fonte anonima dei Servizi segreti saudita, “ha tentato di fuggire dal Consolato quando si è reso conto di essere in trappola. Ma è stato bloccato e colpito a pugni. Ha iniziato a urlare. A quel punto no dei presenti lo ha preso per il collo, strangolandolo fino alla morte”
C’era, dunque, il progetto di Riad di ammazzare Khashoggi, voce fortemente critica del regno saudita. Ma Riad ora cerca di uscire dalla vicenda mettendo in piedi la sceneggiata del colloquio finito male: l’incontro di Khashoggi all’interno del consolato “non è andato come previsto ed è degenerato in una colluttazione che ha portato alla sua morte”, ha precisato in una nota il ministero degli Esteri di Riad, dopo l’annuncio della tv di stato.Un modo infantile di uscire dall’angolo che non placa la sete di verità internazionale. Trump, che due gironi fa aveva inviato a Riad il suo segretario di Stato, Mike Pompeo il quale aveva detto, dopo l’incontro con il re e il principe, che l’Arabia Saudita aveva bisogno di qualche giorno per parlare, ora, dopo l’annuncio ufficiale del ministero degli Esteri saudita, commenta: “spiegazione credibile. Quello che è successo è inaccettabile. “, E parla di un “primo passo”. Come dire: così non ce la beviamo, raccontate tutto. Ma, per il momento, esclude sanzioni contro lo storico alleato al quale gli Usa vendono di tutto nel ricco business delle armi.