Il governo abolisce il numero chiuso a Medicina, il ministro dell’Istruzione non lo sa…

16 Ott 2018 12:37 - di Leo Malaspina

Abolizione del numero chiuso nelle Facoltà di Medicina, 50 milioni alle Regioni per gli interventi di abbattimento delle liste d’attesa, 284 milioni per i rinnovi contrattuali di tutto il personale del Servizio sanitario nazionale e altri 505 milioni che saranno attribuiti alle regioni per le spese farmaceutiche. Sono alcune delle misure in materia di sanità varate ieri sera dal Governo e previste in due distinti provvedimenti, il decreto legge per la Semplificazione e il disegno di legge relativo albilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e al bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021.

Nella legge di bilancio, dunque, è prevista anche, un po’ a sorpresa, l’abolizione del numero chiuso nelle Facoltà di Medicina, “permettendo così a tutti di poter accedere agli studi”. Una notizia, quella dell’abolizione del numero chiuso a Medicina, che ha scatenato la reazione critica dei Rettori. «Un arretramento gravissimo e un passo indietro di 30 anni con il rischio di perdere il valore europeo della laurea in Medicina perché sarà impossibile certificare la frequenza con un numero di iscritti 5 volte superiore a quello che le università possono formare bene», attacca Eugenio Gaudio, rettore dell’Università Sapienza di Roma. «Come sistema universitario ribadiamo la disponibilità ad aumentare i posti per le facoltà di Medicina fino a 15 mila in base alle esigenze del Ssn, ma una apertura indiscriminata porterebbe – sottolinea Gaudio  – all’impossibilità di una formazione adeguata perché avremmo dei problemi organizzativi con le strutture, con le aule, con i docenti». Inoltre, secondo il rettore, c’è un altro problema: «Oggi i posti per le scuole di specializzazione sono limitati a circa 7 mila, cosa accadrebbe – chiede – se dalle facoltà uscissero 50 mila laureati in medicina, come si potrebbero specializzare?».

In giornata è arrivata anche la precisazione del governo, che frena solo sui tempi. I ministri dell’Istruzione, università e ricerca, Marco Bussetti, e della Salute, Giulia Grillo, hanno “chiesto, in sede di Consiglio dei ministri, di aumentare sia gli accessi sia i contratti delle borse di studio per Medicina. E’ un auspicio condiviso da tutte le forze di maggioranza, che il Governo intende onorare. Si tratta chiaramente di un percorso da iniziare già quest’anno per gradi», precisa una nota congiunta dei due dicasteri. «Per assicurare l’aumento dei posti disponibili e avviare un percorso condiviso, a breve sarà convocata una prima riunione con tutti i soggetti interessati a cominciare dalla Crui», si annuncia. Un giallo: nelle ore precedenti il ministro Bussetti aveva detto : «Voglio essere sincero, a me non risulta questa cosa. Farò le dovute verifiche».

 

Commenti

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  • Pino1° 17 Ottobre 2018

    I medici CI SONO ed a sufficienza, basta fare i conti. Si è sollevato un argomento con l’intenzione di destabilizzare un sistema dall’interno visto che la categoria medica è nota per non essere troppo permeabile alle sinistre. Non va confuso, come si sta facendo, l’esame di accesso alla professione medica che è importantissimo esista e sia semmai migliorato accentuandone i criteri selettivi che sono l’unico freno all’ingresso di persone di bassa preparazione pre-universitaria, dovendosi occupare della nostra salute !
    Altra e ben diversa cosa è il successivo esame post-laurea per scegliere la specializzazione che si intende praticare. Dico scegliere, in quanto si sta parlando di MEDICI GIA’ LAUREATI IN MEDICINA che intendono dedicarsi ad una specializzazione piuttosto che in altra. Palese che chi ha voluto intraprendere la professione del medico e vorrebbe occuparsi di maternità e nascite, poco o nulla vorrebbe interessarsi di ortopedia o medicina d’urgenza o di cardiochirurgia. ‘Specializzazioni’ talmente diverse fra di se da rappresentare a tutti gli effetti una scelta di vita stravolta dal sistema successivo alla laurea in medicina già acquisita ! Visto che intorno a QUESTO esame di sbarramento costruito contro i medici stessi per ‘pilotare’ a seguito di esigenze politiche-sanitarie le presenze a questa o quella specializzazione si manifestano -sempre- da decenni ricorsi -sempre- rigettati nonostante le palesi trappole presenti in quegli esami ?
    ESEMPIO: quale logica si persegue se, nell’esame di medici laureati che vogliono specializzarsi…., si pongono blocchi lunghi di domande a cui dovrebbero rispondere al termine dei cinque anni di specializzazione che si apprestano a fare ma che ancora devono fare ? Chi svolge con successo quelle selezioni ? Specializzandi che partecipano al concorso ? Chi, sa rispondere se non ha la specializzazione ? Ma riesce a rispondere a domande pre-confezionate ? Senza voler insinuare alcunché , ma prendendo atto di quello che inspiegabilmente accade…. ; da quell’esame, organizzato in quella maniera ‘avanzano’ tutte le tornate tanti medici che rifiutano specializzazioni, in cui la roulette li ha inviati ma che non sentono loro, o per disponibilità a frequentare quella specializzazione in università in Piemonte mentre loro sono in Sicilia o viceversa ? Risolvibile? Con un’esercizio di buon senso sì !
    Se di norma i laureati in medicina, tranne casi straordinari, lavorano da subito nelle libera professione privando il sistema sanitario e la popolazione di utenti potenziali di medici che ‘viaggiano con le loro gambe’ e producono reddito senza la greppia delle sovvenzioni di specializzazione, perché non disporre per tutto l’ampio numero di medici che rimangono facendo comunque i medici di accedere su loro richiesta alla loro specializzazione amata pagandosela con le loro tasche? Il risultato sorprenderebbe tutti !