Battisti, Fratelli d’Italia: «Ora Bolsonaro faccia sul serio, ci consegni il terrorista rosso»

29 Ott 2018 11:14 - di Elsa Corsini

Ora l’Italia chiede al neopresidente brasiliano Jair Bolsonaro di fare sul serio sul caso Battisti. Nell’enfasi da vittoria il presidente che ha sconfitto l’esercito malridotto di Lula ha confermato l’impegno elettorale di voler estradare il latitante pluriomicida  finora protetto e coccolato in Brasile. Ora da Roma, esponenti della destra, opinionisti e ministri, chiedono a Boldonaro di fare sul serio, di permettere alla giustizia italiana di fare il suo corso. Il terrorista rosso, poi diventato “scrittore di successo”, è accusato di quattro omicidi: nel  1978 ammazza personalmente un maresciallo di Udine, Antonio Santoro, un anno dopo la sua banda ammazza un gioielliere di Milano, Pierluigi Torregiani, il cui figlio Alberto resta paralizzato, Battisti non partecipa materialemnte “solo” perché fa il palo armato all’esecuzione di un negoziante di Mestre, Lino Sabbadin; è invece lui (da 36 anni in Brasile) a uccidere, a Milano, il poliziotto della Digos Andrea Campagna.

Rampelli: Bolsonaro ci consegni Battisti

Tra i primi a commentare nella notte il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, con un post lapidario. “Ride bene chi ride ultimo. Caro Cesare Battisti, pluriomicida che non ha mai scontato le sue condanne, rifugiato in Sudamerica e protetto dall’internazionale socialista. In Brasile ha vinto Bolsonaro”. Matteo Salvini nell’augurare buon lavoro al neopresidente chiede di riavere in Italia il terrorista: «Anche in Brasile i cittadini hanno mandato a casa la sinistra! Buon lavoro al presidente Bolsonaro, l’amicizia fra i nostri popoli e i nostri governi sarà ancora più forte! E dopo anni di chiacchiere, chiederò che ci rimandino in Italia il terrorista rosso Battisti».

Un storia senza fine

Lo scorso anno, proprio in questo periodo, al terrorista italiano membro del Pac (Proletari Armati Comunisti) era stato revocato lo status di rifugiato concessogli nel 2010 dal presidente Lula. Il motivo era l’arresto di Battisti al confine con la Bolivia, dove era stato trovato in possesso di un somma di denaro superiore a quella consentita per attraversare la frontiera. Il timore (ben motivato) della polizia era che stesse tentando la fuga. Sembrava che l’estradizione fosse vicina, ma ancora una volta nulla di fatto. Si è tornato a parlare di Battisti la settimana scorsa quando un deputato leghista italo-brasiliano ha pubblicato un video insieme a Jair Bolsonaro. Nel video il futuro presidente dice testualmente: «Se dovessi inviare un regalo all’Italia, sarebbe Battisti».

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