Tragedia di Rebibbia, Bonafede contro Saviano & Co: «Sciacalli»

22 Set 2018 14:34 - di Federica Parbuoni

Ne ha parlato lo stretto necessario, spiegando le misure che aveva adottato nei confronti dei vertici del carcere e richiamando tutti, anche in modo piuttosto brusco, a un rispettoso silenzio. Ora, però, il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, pubblica sulla sua pagina Facebook un lungo post di sfogo sul dibattito suscitato in questi giorni dalla tragedia di Rebibbia, l’omicidio dei due fratellini uccisi dalla mamma detenuta. Uno sfogo in cui il Guardasigilli ha puntato l’indice contro quanti hanno parlato di quel dramma «senza saperne nulla», ma strumentalizzandolo in tutto: sindacati, politici, magistrati e Roberto Saviano, l’«immancabile ciliegina sulla torta – ha scritto Bonafede – di qualsiasi dibattito possa creare un po’ di clamore».

«In questi giorni, come avrete potuto notare, non ho proferito parola. Di fronte alla morte di due bambini e alle indagini in corso su questa tragedia l’unica cosa da fare è stare in silenzio e attendere che la magistratura accerti quello che è successo. Ed è proprio per rispetto nei confronti della magistratura e delle persone coinvolte che non ho mai reso noto i dettagli delle ragioni per cui ho preso i provvedimenti di sospensione cautelare. Adesso, però, basta», ha scritto Bonafede su Facebook, riferendosi alla sospensione dei vertici della sezione femminile di Rebibbia. «A cominciare – ha aggiunto – dai sindacati che hanno difeso la categoria a prescindere dalla conoscenza dei fatti di cui non sanno esattamente nulla. I politici, invece, hanno deciso di parlare e intavolare un vergognoso dibattito sulla legge: in particolare, cosa sarebbe accaduto o meno con un’altra legge. Tutto, ovviamente, senza sapere cosa è accaduto ma non importa: l’uccisione di due bambini appresa da qualche giornale diventa l’occasione per elucubrazioni legislative da sciacalli della strumentalizzazione».

«Tra di loro ci sono gli stessi che hanno bloccato la loro riforma dell’ordinamento penitenziario sotto elezioni perché era troppo impopolare… ma questo non lo dicono. Infine – ha aggiunto il ministro – quelli da cui meno me lo sarei aspettato: i magistrati. Il segretario generale dell’Anm è entrato nel dibattito, discertando sull’ordinamento penitenziario e strumentalizzando politicamente questa tragica vicenda. Ed ecco il paradosso: io, per rispetto dei magistrati e delle indagini, non ho detto nulla. I magistrati invece sì. L’Anm evidentemente non è neanche stata in grado di cogliere il rispetto che io ho avuto».

Bonafede poi ha puntato il dito contro Roberto Saviano, «immancabile ciliegina sulla torta di qualsiasi dibattito possa creare un po’ di clamore». «A tutte queste persone, vorrei chiedere: sapete cosa è accaduto? Lo sapete? Sapete cosa è successo martedì scorso a Rebibbia? Prima di commentare la morte di due bambini non sarebbe stato giusto stare in silenzio, mostrare un minimo rispetto per una tale tragedia, e non parlare a tutti i costi solo perché si ricopre un ruolo pubblico?», ha domandato il ministro, sottolineando che «io rispetto l’opinione di tutti. E credo che le critiche più aspre rappresentino uno stimolo fondamentale per chi vuole governare». «Ma – ha ribadito – c’è un limite a tutto! Abbiate rispetto delle indagini della magistratura e, successivamente, dopo avere avuto una minima idea dei fatti, parleremo dell’ordinamento penitenziario, di leggi, di responsabilità e di tutto quello che vorrete».

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