Svezia, la destra sovranista vola al 18%. Salvini: «Bocciata questa Europa di speculatori»

10 Set 2018 9:39 - di Gabriele Alberti

Con i socialdemocratici ai minimi storici e la forte avanzata della destra sovranista che sfiora il 18 % (quasi cinque punti in più rispetto alle elezioni del 2014) alle elezioni di domenica la formazione del nuovo governo è un rompicapo. Il  primo ministro svedese Stefan Lofven ha respinto le richieste dell’opposizione di dimettersi, dopo il risultato, che hanno visto i socialdemocratici ai minimi storici, anche se restano il primo partito. La forte affermazione dei Democratici svedesi di Jimmie Akesson  è stata commentata da Matteo Salvini in modo molto chiaro: «Anche la Svezia sceglie il cambiamento», aveva twittato il ministro degli Interni dopo gli exit poll. E a risultato acquisito: «La Svezia, patria del multiculturalismo e modello della sinistra, dopo anni di immigrazione selvaggia ha deciso finalmente di cambiare. Ora anche lì con Jimmie Akesson dicono no a questa Europa di burocrati e speculatori, no ai clandestini, no all’estremismo islamico». «È un avviso di sfratto ai socialisti», ha poi commentato Salvini.

«Una cosa è certa, nessuno ha una maggioranza, quindi è naturale iniziare una collaborazione tra i partiti», ha detto il leader dei socialdemocratici, che vuole guidare il paese fino alla formazione di un nuovo governo. Dopo che quasi tutte le schede sono state scrutinate, il blocco di sinistra (socialdemocratici, Verdi e Sinistra) ha ottenuto il 40,6% dei voti contro il 40,3% della coalizione di opposizione di centrodestra, noto come Alleanza (guidato dai Moderati) con i democratici svedesi che hanno guadagnato il 17,6% (quasi +5 punti rispetto al risultato del 2014). «Abbiamo rafforzato il nostro ruolo, avremo una maggiore influenza in parlamento», ha detto ai membri del partito Jimmie Akesson, leader dei Democratici svedesi.

I risultati

Quando è stato scrutinato oltre il 90% dei voti, il partito anti-immigrati degli Svedesi Democratici raggiunge il 17,7% (+4,7% rispetto al 2014). Il primo partito resta quello dei Socialdemocratici con il 28,3%, temperando la debacle che gli assegnavano i primi exit poll. I Moderati si attestano al 19,7%, seconda forza, mentre quel che appare certa è l’affermazione dei piccoli partiti. In primis gli ex comunisti, Sinistra, che si sono aggiudicati l’8%. Bene anche il partito di centrodestra, Centro, e i cristiano democratici che hanno incrementato di un terzo le preferenze del 2014

Commenti

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  • Angela 11 Settembre 2018

    Ed è solo l’inizio di una rivoluzione (pacifica) della nuova e futura Unione Europea…avanti tutta!