Speroni a Salvini: «Crea un nuovo partito, non facciamoci sequestrare»
«Innanzitutto, visto che non c’è una sentenza definitiva, consiglio a Salvini di continuare a percorrere la via giudiziaria, facendo valere le proprio ragioni in ogni grado di giudizio. Se poi le cose dovessero andare veramente male, condivido il pensiero di Giorgetti: bisogna creare un nuovo soggetto politico, che erediti l’idea Lega e anche le persone, per creare un minimo di discontinuità, così da evitare di essere colpiti dal sequestro dei fondi». Dopo la decisione del Tribunale del riesame di Genova che ha confermato il sequestro di 49 milioni di fondi del Carroccio, a parlare è Francesco Speroni, 72 anni da Busto Arsizio, esponente storico della Lega, quella delle origini. L’ex europarlamentare rivendica la sua fede leghista («mi sono defilato, ma sempre leghista sono, attualmente sono segretario della sezione di Busto Arsizio») e parlando con l’Adnkronos prende le difese di Matteo Salvini, suggerendogli di prepararsi anche al peggio: «In caso di condanna definitiva, la Lega dovrà cessare l’attività. Poi, come avverrà la liquidazione, lo decideranno i commercialisti». Di sicuro, insiste Speroni, la soluzione obbligata è dar vita a qualcosa di nuovo, ma «non certo un partito unico del centrodestra, perché dobbiamo rimanere quelli che siamo». Del resto, spiega l’ex eurodeputato, anche il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi «sembra suggerire questa strada. Qualche giorno fa ha detto che se c’è un nuovo soggetto giuridico, i giudici non possono aggredirlo in senso giuridico». Speroni si chiede: «C’è un contratto di governo, firmato da Di Maio e Salvini. Se la Lega finisce e uno dei sue soggetti contraenti viene meno che ne sarà di questo contratto? Bisognerà, non dico rifarlo, ma almeno formalmente va rifirmato l’accordo». Speroni non crede che Bossi, insieme a Belsito, abbia alterato i bilanci della Lega: «Ci hanno, però, creduto i giudici, tutto nasce da lì. Ora, senza attaccare la magistratura, penso che tutti possano sbagliare. Per i magistrati di Genova in un bilancio dell’ordine di decine di milioni di euro è bastata una irregolarità di circa trecentomila euro per far cadere tutto il castello… Non è logica una sproporzione tale. In ogni caso – conclude l’esponente leghista – le eventuali irregolarità del bilancio erano per coprire presunti ammanchi e non per truffare lo Stato».