Sgominata una baby gang del centro di Roma: botte e rapine a Villa Borghese

22 Set 2018 10:55 - di Leo Malaspina

Una vera e propria baby gang quella che aggrediva e rapinava adolescenti nell’area tra villa Borghese e piazza Mancini a Roma. Quattro giovanissimi, di età compresa tra i 16 e 17 anni, diventati l’incubo dei loro coetanei, sono stati identificati e arrestati dai carabinieri della stazione Roma Flaminia, in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale per i Minorenni di Roma, con l’accusa di rapina aggravata in concorso.
Il provvedimento cautelare notificato ieri dai carabinieri scaturisce dalle indagini su due episodi avvenuti, rispettivamente l’8 giugno e il 4 luglio scorsi. Il primo episodio è avvenuto verso le 21.15, nel quartiere di Vigna Stelluti, dove un ragazzo romano è stato vittima di una rapina. Al giovane la gang ha sottratto un cellulare e i soldi che aveva nel portafogli, dopo essere stato minacciato e poi colpito allo stomaco con un pugno. Il secondo episodio è avvenuto verso le 21.30, a Villa Borghese. In questo caso alle vittime, tre ragazzi, i quattro hanno sottratto, dopo averli accerchiati, soldi, collanine, orologi, capellini, cinture firmate, cellulari, minacciandoli di ritorsioni se avessero denunciato l’accaduto. Poi hanno colpito una delle tre vittime con un pugno al volto e un calcio e sono fuggiti. Il giovane, portato al pronto soccorso, è stato medicato e dimesso con 10 giorni di prognosi. Dopo le denunce dei due episodi, i militari hanno avviato le indagini sulla base delle testimonianze raccolte e i presunti responsabili sono stati riconosciuti in foto e dunque individuati. La procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni ha concordato con l’attività investigativa condotta dai carabinieri chiedendo e ottenendo dal gip l’ordinanza che dispone le seguenti misure cautelari: per due di loro l’obbligo di permanenza in casa, affidati alle loro famiglie, mentre, per gli altri due, visti i loro precedentie la loro aggressività nonché l’evidente possibilità di reiterare nel reato, il collocamento in comunità.

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