Sanità, c’è un nuovo allarme: i pediatri ospedalieri sono a rischio estinzione
Una figura professionale importante, che sta per scomparire. E le conseguenze sarebbero pesanti. La pediatria ospedaliera italiana è a rischio di estinzione e la situazione sta diventando grave. A lanciare l’allarme è la Commissione pediatrica nazionale dell’Anaao Assomed che esprime «forte preoccupazione per l’evoluzione del settore i cui indicatori di salute rischiano di peggiorare», calcolando che nei prossimi cinque anni mancheranno all’appello 2000 pediatri. Il sindacato ricorda poi che la pediatria costituisce un unicum sia sotto il punto di vista del percorso formativo che degli sbocchi professionali. La stessa scuola di specializzazione forma professionisti che possono orientarsi verso la carriera ospedaliera o verso quella della medicina convenzionata territoriale. Due mondi diversi, ma per i quali serve – secondo il sindacato – una proposta condivisa e urgente. Il saldo negativo degli oltre 2000 pediatri, spiega l’Anaao Assomed, «che mancheranno all’appello nei prossimi 5 anni corrisponde alla chiusura di circa 200 punti nascita, circa 10 per regione, di fatto tutti o quasi, lasciando in piedi pochissimi centri per regione. Già oggi molti reparti, anche di livello metropolitano- si legge – incontrano difficoltà nell’arruolare specialisti con un gradiente che cresce da sud verso nord. Regioni come il Veneto oramai hanno la pressoché totalità delle unità operative complesse di pediatria e neonatologia con organici che non permettono in alcun modo di garantire la qualità e la sicurezza delle cure come previsto dagli standard dell’accordo Stato Regioni del 2010». I dati Eurostat 2016 evidenziano per i pediatri italiani «un tasso di 28,34 per 100.000 abitanti. Il dato è del tutto simile a quello medio europeo, la differenza sta nel fatto che solo in Italia siano previsti i pediatri di libera scelta,