Salasso in arrivo per le pensioni alte: da gennaio tagli anche del 25%
Altro che taglio. Sarà una vera stangata quella che sta per abbattersi sui titolari delle cosiddette pensioni d’oro. Il governo gialloverde, infatti, non ha alcuna voglia di rinunciare all’idea sponsorizzata innanzitutto dal M5S. L’iter è stato già avviato. Ieri, infatti, i due partiti al governo, Lega e M5S, hanno depositato alla Camera il testo del provvedimento con cui guasteranno il prossimo Natale ai percettori di assegni pensionistici, certamente superiori alla media, ma altrettanto certamente ottenuti in base ad un patto stipulato a suo tempo con lo Stato. Che ora, a distanza di tempo, modifica le regole del gioco per mettere le mani nelle tasche dei pensionati e togliere loro retroattivamente la parte eccedente i contributi versati.
Depositato alla Camera il ddl di M5S e Lega
La proposta di M5S e Lega, approdata alla competente commissione Lavoro di Montecitorio, contiene tuttavia non poche novità rispetto a quello presentato ad agosto. A partire dal tetto massimo entro cui non verranno fatti tagli che viene innalzato da 80 a 90mila euro lordi. Significa che la manina retroattiva del governo comincerà a rastrellare le pensioni da 4500 euro. Non cambia, però, il meccanismo alla base dei tagli sugli assegni che è pari al rapporto tra il coefficiente di trasformazione all’età di decorrenza del primo rateo della pensione e quello destinato alla pensione di vecchiaia.
Possibili ricorsi contro il taglio retroattivo delle pensioni
La stangata dovrebbe partire già dal 1 gennaio 2019. Il governo parla di ricalcolo contributivo, ma è un depistaggio. A sforbiciare le pensioni, infatti, non saranno i contributi versati ma l’anticipo della pensione rispetto all’età fissata per l’uscita. In alcuni casi, la sforbiciata potrebbe arrivare anche al 20 per cento. Di fatto secondo alcuni calcoli gli assegni verranno ridotti in questo modo: chi è andato in pensione a 66 anni perderà il 3,30 per cento, chi ha lasciato il lavoro a 65 anni il 6,41. Col decrescere dell’età di uscita aumenta la forchetta della stangata sul rateo. Chi è andato via a 64 anni potrebbe perdere già il 9,30 per cento, chi è uscito a 63 l’11,99. I più penalizzati sono i pensionati che hanno lasciato il lavoro tra i 60 e i 58 anni. Qui le sforbiciate potrebbero arrivare anche al 20-25. Insomma un vero e proprio salasso per i pensionati che dal 1 gennaio dovranno fare i conti con una riduzione sostanziale dell’assegno. In molti ricorreranno. La Consulta, infatti, ha stabilito che l’unico prelievo retroattivo possibile sulle pensioni in essere è il contributo di solidarietà.
Non parlerei di salasso. Quante modifiche del gioco sono state fatte a danno degli italiani? Nel 1965 non fu forse abrogata la legge 9 agosto 1948, n. 1102, che determinava l’indennità spettante ai membri del Parlamento e sostituita con la legge 1261, che permetteva ai politici di arricchirsi? E ancora: perché un parlamentare può maturare un vitalizio dopo solo quattro anni, sei mesi e un giorno di “lavoro? Per non parlare di chi il vitalizio lo ha maturato “lavorando” un solo giorno. E potrei continuare.