Le beffa dei sacchetti bio per la spesa: altro che 1 centesimo, li paghiamo molto di più
La beffa dei sacchetti bio per la spesa: altro che 1 centesimo l’uno, sembra che costino almeno 10 volte di più, arrivando a incidere per circa 90 euro di spese annue… Non poco se consideriamo l’inflazione che nei supermercati soprattutto, si fa delle bustine biodegradabili indispensabili per l’acquisto di frutta e verdura e considerato che il riciclo di sacchetti già utilizzati è di fatto inibito (laddove la sottilissima membrana di plastica resistesse a colla degli scontrini e usura )…
Le beffa dei sacchetti bio per la spesa
Dunque, tocca rassegnarsi: il rincaro è ormai assodato e l’acquisto imposto e incamerato da quando la legge sui famigerati bioshopper è entrata in vigore ormai quasi un anno fa (era il gennaio 2018 per l’appunto). Tutto datato e acquisito, insomma, se non fosse che polemiche e malcontento per l’infausto provvedimento si rinnovano ad ogni nuovo pagamento dell’odiosa gabella coatta e che previsioni di spesa e rassicurazioni di chi smentiva rincari onerosi e spade di damocle fiscali risultano ormai elevare solo la beffa al quadrato. Già, perché contrariamente a quanto garantito nell’imminenza del varo della legge, quando le previsioni di spesa venivano quantificati in circa 10.20 euro l’anno, nel corso del tempo è risultato che – ed è ormai chiaro a molti – la realtà è ben altra e la mazzata tutt’altro che metabolizzata, anzi…
Altro che 1 o 2 centesimi l’uno…
Tanto che, sottolinea la Stampa e riporta il Giornale, «il prezzo dei sacchetti bio varia da supermercato a supermercato: all’Esselunga e all’Auchan costano 10 centesimi alla casa, mentre la Coop li fa pagare 8 e Conad quasi il doppio (!), cioè 15 cent come sottolinea la LaStampa, che ricorda anche come acquistare su Amazon una maxi confezione di 500 buste bio costi, invece, 10 euro e rotti, ovvero circa 2 centesimi a sacchetto». E che, «la grande distribuzione organizzata alimentare, insomma, sta sfruttando le contraddizioni della controversa legge, garantendosi un’entrata aggiuntiva pari a circa 50 euro l’anno per consumatore». Da dove arrivano allora i restanti 40 euro necessari ad arrivare ai 90 euro paventati in apertura di pezzo? È presto detto: dagli altri sacchetti bio che ognuno di noi acquista al forno, in farmacia, al casalinghi, in cartoleria, e chi più ne ha, più ne metta. Anzi, ne paghi… Del resto, siamo o non siamo, come dicono, «tra i primi in Europa per il consumo pro-capite dei bioshopper»?