Gli scafisti puntano sull’Italia anche coi no di Malta? Il piano di Salvini per cambiare rotta
Arrivano su barchini di legno, come agli albori dei flussi migratori. Puntano direttamente su Lampedusa, come da vecchie abitudini mai abrogate ma sicuramente centellinate; insomma, aggiornano tempistiche, modalità e rotte alle nuove disposizioni del Viminale, cercando di aggirare gli ostacoli eretti dal ministro dell’Interno in nome della difesa dei nostri confini marittimi, da anni presi d’assalto e solo ora sorvegliati con i porti italiani chiusi alle Ong e la presenza sempre più esigua di navi umanitarie in pattugliamento lungo le coste libiche. I trafficanti, insomma, lungi dal farsi scoraggiare, provano ad affilare gli artigli e a sperimentare nuove strategie di mercato – e di contrabbando – da declinare alle barriere piazzate contro gli scafisti.
Contrordine migranti, gli scafisti tornano ai barchini di legno e…
Contrordine migranti, allora: e come scrive il sito de il Giornale in queste ore, «per valutare questo nuovo sbarco occorre guardare alla fattura delle imbarcazioni e alla loro rotta». E dunque, il il mezzo di fortuna in legno con cui i 184 migranti sono riusciti ad arrivare a Lampedusa rimanda – e molto da vicino – alle soluzioni adottati dai trafficanti di esseri umani prima del 20145, quando a bordo di bagnarole del mare salivano e venivano stipati in masse di clandestini in spregio della loro sicurezza e incolumità. Così, come ricorda sempre il quotidiano diretto da Sallusti, dopo i primi, drammatici naufragi, l’allora premier in carica Enrico Letta varò l’operazione Mare Nostrum che portò al presidio delle acque grandi navi militari. Un processo che avrebbe preceduto, ma solo di poco, l’arrivo delle Ong nel Mediterraneo, Triton, Sophia e tutta una serie di accordi e di iniziative che, a dispetto dei vezzi esterofili traditi dalla scelta dei nomi con cui sono state via via battezzate le varie risoluzioni, sono ricadute massicciamente sulle nostre spalle, nel colpevole silenzio delle istituzioni e dei partners europei. Tutta acqua portata al mulino dei trafficanti che, da quel momento in poi, hanno pensato bene di rimpiazzare i barchini di legno con gommoni ancor più malandati di certo non in grado di affrontare la traversata dalle coste libiche a quelle italiane: e così, largo alle operazioni di soccorso delle grandi navi, con poco dispendio di energie da parte degli scafisti, lauti guadagni assicurati e diminuzione dei rischi di essere stanati e fermati. Ebbene, come scrive il Giornale, «lo sbarco odierno di 7 barchini carichi di 184 immigrati potrebbe dimostrare il ritorno a quel tipo di business. Di navi Ong nel Mediterraneo non ce ne sono più e i trafficanti per assicurare ai loro “clienti” l’approdo in Europa sono costretti a portarli fino a Lampedusa. È un piano “nuovo” e antico al tempo stesso, che coinvolge Libia e Tunisia e che fa forza anche sulla posizione assunta da Malta».
Malta risponde picche, e Salvini si organizza diversamente…
E a quadratura del cerchio va sottolineato come, non a caso, ogni volta – compresa quest’ultima – il Viminale ha chiesto a Malta di farsi carico delle imbarcazioni coi migranti al largo delle sue acque, l’isola ha sempre, ancora una volta ieri, risposto niet. Forte anche del fatto che sono anche gli stessi clandestini a non voler sbarcare a La Valletta, e a puntare direttamente sul Belpaese. Per questo, fa sapere il ministero dell’Interno, «Malta per l’ennesima volta ha scaricato il problema sull’Italia», ma che comunque il Viminale «sta lavorando a soluzioni innovative e efficaci per gestire questi arrivi». Per questo, «ci sarebbe bisogno di più collaborazione interna», ha dichiarato a riguardo questa mattina Matteo Salvini, aggiungendo a stretto giro: «E lo dico senza spirito polemico, ma faccio un esempio; in Italia tra la notte e stamani sono arrivati circa 200 migranti proveniente dalla Tunisia, per ore transitati in acque maltesi. Ebbene, abbiamo contattato decine di volte le autorità maltesi ma risposta zero. Poi senti parlare di condivisione e solidarietà, noi stiamo aspettando…», ha ribadito il titolare del Viminale, intervenendo in conferenza stampa a Vienna alla riunione dei ministri degli Interni europei. E forse per questo, come anticipa il Giornale, «ad oggi pare che l’idea sia quella di rispedire in Tunisia (Paese con cui abbiamo già un accordo per i rimpatri) i 184 immigrati sbarcati con un volo charter. Salvini è a Vienna per incontrare i suoi omologhi europei e nell’occasione è stata fissata per martedì una riunione a Roma con il ministro tunisino». Un work in progress che dovrebbe preoccupare scafisti e compari…
Condivido. Usiamo le navi militari come vanno usate. Ma grossi calibri .
Salvini non c’è che un rimedio soltanto: silurare le imbarcazioni dei trafficanti di uomini, così capiranno!