Facebook censura Sgarbi e non pubblica le foto osé di una mostra: niente nudi

24 Set 2018 14:49 - di Elsa Corsini

Facebook censura una mostra di Vittorio Sgarbi: un’altra medaglia per l’istrionico critico d’arte che non è nuovo a questo tipo di “incidenti”. Il social network «si è rifiutato» di pubblicare la foto di un’inserzione pubblicitaria del fotografo tedesco Wilhelm von Gloeden in mostra al Palazzo Doebbing di Sutri, la cittadina d’arte di cui Sgarbi è stato sindaco fino all’annuncio di dimissioni a fine agosto.

Facebook censura le foto di Sgarbi

«Non consentiamo la pubblicazione di inserzioni che contengono immagini di nudo anche se non di natura sessuale», si legge nel messaggio di Facebook che consiglia di usare «un’atra immagine o un altro video». E dall’ufficio stampa di Sgarbi arriva immediata la replica al divieto bacchettone: «Ancora una volta Facebook non riesce a distinguere tra arte e pornografia». Secondo quanto si legge nel comunicato, in una delle sale di Palazzo Doebbing, inaugurato la scorsa settimana, Sgarbi ha fatto esporre le foto di nudi di Von Gloeden “in dialogo” con altri nudi dell’artista contemporaneo Roberto Ferri: una sequela di membri maschili immortalati dal fotografo tedesco celebre soprattutto per i suoi studi di nudo maschile di ragazzi siciliani in ambiente pastorale ritratti assieme ad anfore o costumi ispirati all’antica Grecia. Non è la prima volta che Facebook censura Sgarbi: il precedente più clamoroso è stato un selfie del critico d’arte al Museo d’Orsay davanti a L’origine du monde di Gustave Courbet. Poi è stata la volta della mostra Seduzione e potere. La donna nell’arte a Gualdo Tadino con opere d’arte (anche lì dei nudi) sulla bellezza femminile tra Cinquecento e Settecento. E infine, lo scorso giugno, un nudo dell’artista Luciano Ventrone esposto nella mostra Meraviglia ed estasi, sempre a Gualdo Tadino.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • Laura Prosperini 24 Settembre 2018

    che bel futuro stiamo consegnando ai nostri figli e nipoti
    le macchine che decino sugli uomini (e sull’Arte)….
    possibile che non si voglia fermare questa perversione utilitaristica?