Denuncia, emozione, rabbia: 11 testimoni infiammano la gente di Atreju
“Le storie che fanno la storia” questo il titolo del convegno di Atreju18 dedicato a temi molto sentiti a destra. Dal sindaco dell’Aquila al responsabile di San Patrignano, dal ristoratore a processo per aver sparato a un ladro al consigliere d’amministrazione Rai. Storie che meritano di essere raccontate e ascoltate e che la platea di Atreju ha ascoltato con estrema partecipazione.
Pierluigi Biondi sindaco dell’Aquila presenta la carrellata di testimonianze partendo dalla sua storia. «Ero un volontario che faceva volantinaggio per il Msi, oggi sono sindaco dell’Aquila del dopo terremoto. È stata premiata la mia coerenza e la mia onestà morale e intellettuale. La mia storia è quella che riguarda tanti di voi che siete qui ad Atreju. Una storia di militanza e di passione».
Andrea Montemurro, dirigente sportivo, cita l’esempio virtuoso dell’Islanda, partendo dai calciatori della nazionale islandese (c’era chi faceva il panettiere, chi il postino, nessun professionista). Le origini di quel successo? «L’Islanda aveva avviato anni addietro un progetto per far praticare lo sport come antidoto per le devianze sociali e giovanili. Questo ha portato una nuova programmazione». Un esempio anche per l’Italia.
Sulla lotta alla droga, Antonio Boschini, direttore di San Patrignano, ha narrato le origini di una struttura nata dall’intuizione di Vincenzo Muccioli, con milletrecento persone «una delle più grandi comunità di recupero d’Europa. Oltre a non chiedere soldi allo Stato, San Patrignano ricolloca i suoi giovani. Oltre l’85 per cento delle persone che escono dalla comunità trovano un lavoro. San Patrignano rende utile la pena. Per ogni euro che viene donato alla comunità si trasforma in 5 euro di guadagno per lo Stato».
La giornalista cattolica Costanza Miriano ha emozionato la platea parlando di utero in affitto: «Nel febbraio 2016 è stata approvata la legge Cirinnà che prevedeva la stepchild adoption. Grazie al Family Day questo articolo è stato accantonato ed è un reato ricorrere all’utero in affitto. In un talk show tv a una coppia gay che aveva adottato un bimbo ho detto: “Mettiamo per legge che sia previsto un contatto con la madre”. Mi hanno risposto: “La madre non esiste, la madre è un concetto antropologico”». Vi ricordo le frasi agghiaccianti di Elton John, che con il suo compagno ha preso un bambino grazie all’utero in affitto. «Racconta che il bambino che ha comprato, ha pianto talmente tanto nei primi due anni di vita, che lui ha dovuto comprare un altro appartamento dove lo ha piazzato con le sue tate, per non sentirlo piangere».
Mario Cattaneo, il ristoratore divenuto famoso per un caso di cronaca nera, ha ricostruito la sua notte da incubo: «Quella notte del 10 marzo 2017 mi sono trovato svegliato dall’allarme che suona e dai colpi di piccone che sfondavano la serranda del mio locale. Avevo in casa tre bambini piccoli. Il più grande aveva due anni e due gemellini di pochi mesi. Il mio pensiero era di difendere loro. Ho preso la mia arma, io coltivo la passione venatoria. Ho aperto la porta e sono stato trascinato per terra. È partito un colpo. La settimana prossima inizia il processo. Sono accusato di aver difeso la mia famiglia».
Giampaolo Rossi, neo consigliere d’amministrazione Rai, ha illuminato l’assise con una lezione bonsai di Scienze della Comunicazione in 7 minuti. «Vengo sempre volentieri tra i ragazzi di Atreju. Il vero tema della comunicazione è il tema delle narrazioni. Viviamo all’interno di un mondo nel quale i media reinventano la realtà. La Rai è andata fuori sincrono rispetto alla realtà. Racconta da qualche anno quello che una elite autoreferenziale vuole che si racconti. Questo non è più servizio pubblico. Speriamo di poter iniziare a lavorare veramente per cambiare il servizio pubblico. Fateci un in bocca al lupo perché ne abbiamo bisogno».
L’attore Edoardo Sylos Labini ha invece regalato un pezzo di grande teatro: «Ho cercato di portare in palcoscenico storie di uomini che hanno fatto della loro identità italiana uno stile di vita come Mazzini, Italo Balbo, Filippo Tommaso Marinetti, Gabriele d’Annunzio. “Cultura e identità” è un movimento culturale che ho fondato in questi mesi. Dobbiamo unire gli italiani che hanno a cuore il futuro artistico del nostro Paese». Un intervento concluso da una accorata lettera di d’Annunzio dedicata agli italiani, datata 1919, ma che sembrava scritta oggi per i temi toccati.
Vincenzo Santo, generale di corpo d’armata, in riserva da qualche anno ha spiegato perché il blocco navale in Libia si può fare: «Perché adesso siamo in guerra, perché abbiamo truppe in Afghanistan e in Iraq, perché abbiamo unità navali nel Mediterraneo in operazioni europee. La Libia è in guerra, c’è un governo che appoggiamo. Non c’è motivo per non partecipare insieme a un blocco navale. Certo non basta, ma si può fare. Per interrompere l’invasione migratoria».
Una lezione di geopolitica è invece arrivata dall’economista Ilaria Bifarini ha affrontato il tema di neocolonianismo francese: «La Francia tiene schiavi in un sottosviluppo endemico questi paesi africani, il che sfocia nelle migrazioni di massa». In particolare, spiega la ricercatrice, «la Francia di Macron fa con alcune nazioni africane quello che la Bce fa con i paesi europei. Le stesse politiche neoliberiste di sfruttamento e di colonizzazione utilizzate nell’Ue sono state sperimentate prima nei Paesi del terzo mondo, in primis in Africa. Banca mondiale a Fmi hanno impedito che ci fosse uno sviluppo del continente africano».
Alessandro Meluzzi per parlare di mafia nigeriana: «Saviano, don Ciotti e altri guru dell’antimafia non hanno mai parlato della mafia nigeriana. Se il 30% dei detenuti provengono da questi Paesi, se grandi città africane sono diventate il polo internazionale della cocaina e dell’eroina questa mafia non può essere sottovalutata. Non è una mafia di selvaggi, ma è una sofisticatissima organizzazione criminale. Se tutto questo prosegue nella stupidità del politicamente corretto, rischiamo di ridurre i nostri territori a brandelli come il corpo della povera Pamela Mastropietro. E chiedo che vengano dedicate strade e luoghi in memoria di Pamela, vittima della mafia nigeriana».
A conclusione il video di Vincenzo Onorato, armatore italiano che denuncia lo stato delle cose in un contesto dove i marittimi italiani ormai sono costretti a rimanere a casa. «Come armatore ho cinquemila marittimi, tutti italiani. La mia seconda vita è da velista, con Mascalzone latino. La mia esperienza l’ho portata tra i ragazzi napoletani ai quali si insegna a navigare. Se questo lavoro viene poi negato, questi giovani torneranno in strada. Vorrei darvi dei numeri: sulle navi italiane ci sono settantamila marittimi, circa diciottomila sono italiani. Il resto sono extracomunitari. Mancano quei 50mila che sono a casa, disoccupati, a fare la fame. Ci sono aree del Sud, come Torre del Greco, la Sicilia la Sardegna che erano serbatoi per gli armatori. L’Europa sul mare non esiste più. La politica deve creare il benessere dei popoli, deve servire la gente con la prima necessità: il lavoro».