Contrordine, l’Ilva non chiude più. Di Maio: «È il miglior accordo possibile»
E alla fine, attesa ed invocata, sull’Ilva di Taranto è arrivata la fumata bianca. Grazie all’accordo sottoscritto con i sindacati, dopo mesi di tira e molla a base di pareri dell’Anac e del Consiglio di Stato, il colosso superstite dell’acciaieria italiana passerà nella disponibilità del gruppo Arcelor-Mittal. «È il miglior accordo possibile nelle peggiori condizioni possibili», mette le mani avanti il ministro Luigi Di Maio, che ha seguito il dossier esibendo non poche ambiguità e qualche reticenza di troppo. Fosse stato per lui, che fino a ieri parlava dell’Ilva come un impianto da chiudere, l’intesa con Arcelor-Mittal sarebbe rimasta lettera morta. Ma anche i grillini hanno famiglia e pure loro sono attenti alle reazioni di sindacati e imprenditori.
Revocato lo sciopero dell’11 settembre
A Di Maio, quindi, non resta che fare di necessità virtù, rivendicare i termini dell’accordo azzerando del tutto il lavoro fatto dal suo predecessore Carlo Calenda, che non a caso ha parlato di «retromarcia» del governo sull’Ilva. Nel merito, l’intesa siglata prevede la riassunzione di 10700 operai su 14mila. «Tutti quelli che non riusciranno ad essere coinvolti nelle procedure di esodo e nelle altre collocazioni individuate – ha assicurato Di Maio – riceveranno una proposta di lavoro da ArcelorMittal». Incrementati anche i controlli in termini di impatto ambientale. In particolare, il passaggio da 6 a 8 milioni di tonnellate nella produzione non sarà automatica ma passerà per una certificazione da presentare al ministero dell’Ambiente». Di Maio è tuttavia consapevole che l’accordo raggiunto non farà fare salti di gioia l’elettorato Cinquestelle. A Taranto, i contrari alla permanenza in città dello stabilimento dell’Ilva si organizzano per scendere in piazza. «Ci andrò presto – dice – perché ho messo sempre la faccia». Nel frattempo organizza l’autodifesa: «Non potendo annullare la gara e visto che il 15 settembre l’azienda sarebbe comunque entrata dentro l’Ilva – argomenta – ci siamo messi al lavoro per collaborare ad ottenere il miglior accordo sindacale possibile e ambientale possibile».
Le opposizioni al ministro: «Ma l’Ilva non era da smantellare?»
La sigla dell’accordo ha fatto venir meno lo sciopero già proclamato per il prossimo 11 settembre. Soddisfazione è stata espressa dal fronte sindacale e confindustriale, oltre che dalll’ad di Arcelor-Mittal, Matthieu Jewel. Sul fronte politico, Di Maio incassa le congratulazione del premier Conte e di Matteo Salvini, ma anche i giudizi severi degli avvesari: «Un applauso a sindacati e impresa per l’intesa, a Calenda per il lavoro fatto. Ma anche a Di Maio per aver consentito che si facesse il contrario di quanto aveva detto», commenta a nome del Pd Ettore Rosato. Gli fa eco dal Senato la capogruppo di FI Annamaria Bernini: «Il governo del cambiamento, più che il Paese, sino ad oggi è riuscito solo a cambiare idea su tutto. Dopo i vaccini, nuovamente obbligatori, ora l’Ilva». Infine, Fabio Rampelli vicepresidente della Camera e deputato di Fdi: «Nonostante la gestione bislacca di questi mesi da parte del ministro Di Maio, il salvataggio dell’Ilva è sicuramente una buona notizia per la nostra economia».
Sono soddisfatto che l’ilva rimanga in Italia, soprattutto per centinaia di famiglie che lavorano da anni,
grazie al governo del cambiamento.