Conti della Lega, il Riesame decide domani. A via Bellerio si prepara l’exit strategy
«Non saranno i giudici a decidere per quello che oggi è il primo partito in Italia». Matteo Salvini mette le mani avanti nel giorno in cui il tribunale del Riesame si è riservato di decidere sulla possibilità di procedere al sequestro dei conti della Lega, a seguito della truffa dei rimborsi elettorali da 49 milioni, vicenda che ha portato alla condanna, in primo grado, di Umberto Bossi e dell’ex tesoriere Francesco Belsito.
La decisione è attesa per domani, ma a Via Bellerio, dove non c’è molto ottimismo sull’esito del pronunciamento, si sta ragionando a 360 gradi, cercando di capire anche se il “sacrificio” del vecchio nome e simbolo della Lega, dando vita a un nuovo partito, possa mettere al riparo dalle decisioni dei giudici genovesi. Cosa non scontata, e tuttora al centro del ragionamento dei vertici, in costante contatto con il leader Salvini. Nella Lega, comunque, è partita la controffensiva: il tesoriere Giulio Centemero ha spiegato all’Adnkronos che «intanto oggi, in tribunale, abbiamo dimostrato che le somme che sono confluite sui conti correnti del partito dopo il sequestro del settembre del 2017 sono di provenienza lecita, contributi dei cittadini, degli eletti e dei proventi dei tesseramenti e delle feste organizzate dai militanti». Per questo «la Lega ritiene un’assurdità voler sequestrate somme provenienti dai cittadini, qualificandole come il supposto profitto illecito di un reato che sarebbe stato commesso oltre 10 anni fa».
Stesse parole dai legali del Carroccio a Genova. Che aggiungono, come ha spiegato l’avvocato Giovanni Ponti, presente in Tribunale insieme al collega Roberto Zingari, di aver chiesto alla Corte d’appello di Genova di poter partecipare al giudizio di Appello nei confronti di Umberto Bossi e Francesco Belsito come «soggetto terzo destinatario di un provvedimento di confisca». Una strada per dimostrare la distanza tra la Lega coinvolta nel reato di truffa e quella salviniana, che però ha trovato lo stop dei giudici, che si sono opposti «perché tale figura non è prevista nel nostro ordinamento». Altra mossa messa in campo, infine, quella di sostenere l’illegittimità della confisca dei fondi della Lega, citando il precedente della sentenza Cedu su punta Perotti (depositata al Riesame da parte dei due legali), al fine di sostenere l’impossibilità di procedere a sequestro di beni, senza una condanna definitiva dei responsabili del reato in oggetto. Nel caso di punta Perotti, lo scorso giugno, la corte di Strasburgo condannò infatti l’Italia per aver proceduto alla confisca dei terreni dove venne edificato il complesso senza una precedente condanna dei responsabili.