Atreju: “Salto di qualità per il centrodestra”. Toti, Musumeci, La Russa a confronto
La passione e la concretezza: “Fare Italia”, l’Italia che rinasce dalle macerie, dalle macerie di un debito pubblico stellare lasciato dalla sinistra; l’Italia che rinasce dalle macerie del Ponte Morandi; l’Italia che rinasce da due governatori di due regioni – simbolo tanto diverse, come Musumeci e Toti, che hanno spazzato via egemonie che sembravano inamovibili in Sicilia e in Liguria; l’Italia che rinasce dalla ricostruzione del centrodestra con nuove strategie e obiettivi. Nel primo dibattito ad Atreju – “Fare Italia” – la carne sul fuoco è tanta e spetta al direttore della Verità, Maurizio Belpietro fare un po’ di ordine in tale densità di questioni, dando la parola a Giovanni Toti, la dimostrazione di una “capacità di sintesi e di governo insieme”, dice Belpietro.
Giovanni Toti
“Io ho le mie priorità: voglio costruire quel ponte Morandi nei tempi che nessuno ha mai conosciuto in Italia“, promette Toti qui ad Atreju. “Ero al telefono con Giorgia in quel maledetto giorno di agosto quando su quel Ponte morirono 43 persone. Metaforicamente voglio che questa immagine sia la fine di una vecchia Italia e l’inizio di una nuova Italia. Quel ponte rappresenta tutto questo. Ho solo paura che la politica attuale non sia all’altezza di questa nuova Italia. Fare l’Italia significa investire in opere pubbliche. Bisogna interrogarci sul fatto che io, pochi giorni prima del crollo tragico del ponte a Genova, sono andato a chiudere una scuola insicura. Ecco, una coalizione seria domani dovrebbe riconoscere: opere pubbliche ne abbiamo fatte poche, ora dovremmo costruire scuole, strade, edifici pubblici, facendo un lavoro giganteasco, dando lavoro agli italiani, ai giovani, senza reddito di cittadinanza; dando ai cittadini fiducia nelle cose “normali”: ossia, se si rompe qualcosa, si ricostruisce subito, presto. Non interessa cosa si farà con la società Autostrade, a me interessa individuare chi e perché ha sbagliato. I tribunali individuino i colpevoli e il governo dibatta sugli investimenti necessari”.
Musumeci
Dalla Liguria al Sud, alla Sicilia. Chiede Belpietro a Nello Musumeci: governatore, in quanto tempo lei ci darà l’idea di quello che sarà la Sicilia? Non pare vero al governatore enumerare i progressi di una Sicilia diventata credibile dopo tanto tempo. “Abbiamo bloccato con il centrodestra l’avanzata grillina, che abbiamo seminato 4 punti indietro. Abbiamo parlato al cuore dei siciliani offrendo un progetto. I grillini possono parlare alla “pancia” dei siciliani. Noi siamo riusciti a dimostrare come una classe dirigente seria e credibile, non improvvisata sia stata capace non di fare la “rivoluzione” (finta) alla Crocetta, ma di creare una regione “normale”. Non lo è stata per quasi 70 anni per colpa di tutti”, dichiara Musumeci con passione, rilanciando un operato che ha del prodigioso. “In 9 mesi abbiamo firmato 1600 decreti, abbiamo superato il Piemonte per le nuove start up dei giovani, abbiamo utilizzato 850 milioni di risorse dell’Unione europea, che erano in cassaforte, in assenza di progetti. Nonostante lo svantaggio accumulato, abbiamo ridato alla Sicilia dignità e buona reputazione in un contesto internazionale. Spalmeremo il nostro progetto di governo per trasformare la Sicilia in una regione competitiva in tre quinquenni, bisogna essere realistici. “Si è già ricandidato, per caso?… chiede Belpietro. “No, mi sono candidato a fare una sola legislatura ma mi dedicherò al vivaio, ai giovani che vogliono proseguire in questa impresa. Si respira un clima di autorevolezza che l’isola non conosceva da tempo”.
La Russa
Due presidenti di regione di centrodestra a confronto, dunque qui ad Atreju: Toti e Musumeci hanno spazzato via roccaforti storiche che sembravano appannaggio della sinistra. Per questo Belpietro rilancia proponendo una riflessione a Ignazio La Russa sulla rapidità con cui l’elettore sta stravolgendo schemi che sembravano inamovibili per i “padroni” dell’Italia. Dunque, La Russa, qual è lo scenario che lei intravede nei prossimi mesi, nei prossimi anni? “Atreju – risponde – è proprio il laboratorio ideale per rispondere a tale domande. Nello ha attraversato varie stagioni politiche e ha usato due parole che non si usano più e che mi piacciono molto: credibilità e reputazione. La reputazione -scandisce La Russa- vale più delle promesse, è la pietra miliare da cui partire. Due termini che riconosco in pieno nello stile di governo di Toti e Musumeci. Non è casuale la presenza dei due governatori al primo dibattito politico qui ad Atreju. E’ una caso. o non c’è la speranza che dal Nord al Sud possa nascere sulla via della reputazione una nuova Italia?”.
“Bisogna buttare il cuore oltre l’ostacolo- prosegue La Russa. – C’è un’Europa che va cambiata secondo i canoni delle culture e delle storie nazionali, concetto che sintetizziamo col nome di sovranismo. Voi che siete due presidenti di Regioni che non hanno mai voluto svendere la vostra specificità, meglio di altri potrete essere i pilastri, insieme a Giorgia Meloni di questa speranza, di una ripartenza che l’Italia attende”.
Una ripartenza che significa anche ragionare del futuro del centrodestra: “L’Italia di destra che non si riconosce nella Lega, che farà?”, chiede Belpietro saltando con i piedi nel piatto, come si suol dire. “Tante cose”, risponde Toti, “con un centrodestra che si mette insieme e conquista regioni e città in nome del buon governo. Credo altresì che ci sia bisogno di qualcosa di più e di diverso dopo 24 anni e ragionare su quale Italia vogliamo costruire.I consensi dei cinquestelli- ragiona Toti – è basata su quel che non piace, sul “no”, anche per responsabilità di quella classe dirigente che ha abdicato al suo ruolo. Se vogliamo construire qualcosa che duri, abbiamo bisogno di costruire, dobbiamo puntare sulla pars costruens. La pars destruens – ritiene Toti – è quella rappresentata dall’attuale governo gialloverde. Ora occorre un sussulto. Gli obietivi comuni dell’elettorato sparso del centrodestra sono tanti: il presidenzialismo, la centralità dell’impresa, della famiglia, lo stato forte, sistema sociale che tenga. Tutto questo mondo non credo che si riassuma nella somma dei vari partiti del centrodestra: bisogna partire da qui e fare un passo di maturità in più. Le nostre diversità devono essere la ricchezza, altrimenti continueremo con i governi di compromesso”.
Il centrodestra che verrà
Insomma, chiede Belpietro, lo facciamo o no un nuovo partito unico del centrodestra? Voglio fare un titolo domani…, provoca il direttore. Toti non si sottrae: “Per me chi ci vuole stare ci sta, ci mettiamo qui e definiamo il perimetro per costruire un Paese nuovo. Bisogna mettere da parte le pistole…”. Non si sottrae neanche Musumeci: “Ci vuole una condizione, il coraggio di fare autocritica: la politica è stile non moda”, dice in un intervento appassionato. “L’italia dal centrodestra si aspettava un cambio di passo che non c’è stato. Ed è stato in quel momento, nelle pieghe di questo fallimento, che si è insinuato un movimento, quello dei Cinquestelle, che rimangono un’anomali della politica italiana. Io attualmente mi trovo a capo di un movimento civico che tocca punte del 5-6 per cento. Noi vorremmo e siamo disponibili a un salto di qualità, se ci saranno intenzioni serie e un progetto serio”.
A La Russa le conclusioni: “Questo dibattito è un segnale plastico che ha unito la concretezza di Toti alla passione tutta di destra del governatore Musumeci. L’una si integra con l’altra come un ponte ideale: ecco – dice la Russa- questa tornata di Atreju parte da qui e farà strada. Non faccio fatica ad immaginare le conclusioni di Giorgia Meloni. Anche se un po’ di suspence ci vuole: il centrodestra va rifondato. Vedremo i tempi e i modi, i valori ci sono”.