Asini a 5stelle: Conte toppa sull’8 settembre, Di Maio “sposta” Matera in Puglia
E adesso vediamo se in giro c’è ancora qualcuno dotato di tale e tanta faccia tosta da mettere in dubbio la carica rivoluzionaria del “governo del cambiamento”. Se c’è, chiediamogli ad esempio a quale politico prima del premier Conte sarebbe mai saltato pensato di elevare la data dell’8 settembre del 1943 a scintilla di ottimismo da cui «iniziò il periodo di ricostruzione prima morale e poi materiale del nostro Paese»? Una topica micidiale impensabile per i marpioni della Prima e della Seconda Repubblica. Ma, si sa, la vecchia politica ci prendeva per il naso fino a spacciare per ricorrenze nazionali date insignificanti come il 4 novembre o il 25 aprile. Invece, con il “nuovismo” al potere la pacchia della memoria è finita e anche l’8 settembre può godersi la sua vendetta: non più giorno della morte della patria, ma alfa della sua resurrezione civile e morale. A dispetto degli storici che continuano a menarcela con la guerra civile, con l’Italia spaccata in due, con i tedeschi in uscita al Nord e gli angloamericani in entrata al Sud e con in mezzo gli italiani senza più Re, senza più Duce e senza più Stato. Continuino pure tanto non saranno certo i loro libri a fermare il fiume del cambiamento. Men che meno l’atlante geografico, vero pallino di Giggino Di Maio, che dopo aver piazzato il Cile al posto del Venezuela è riuscito nell’impresa di spostare d’imperio Matera in Puglia. Gli è bastato strizzare l’occhietto ammiccante al governatore Emiliano durante un corteo: «Allora, con Matera cosa state facendo?». Che non ci fosse nulla di concordato è provato dal mix di commiserazione e sconcerto che si è stampato in un istante sul faccione sudato del presidente pugliese, a conferma che il bello del fuori onda non fa sconti a nessuno, neppure al cambiamento. Della geografia, in questo caso. Del resto, al pari della verità, anche l’ignoranza può essere rivoluzionaria. E poco importa se a farne le spese sono i congiuntivi e i riti della vecchia politica. Anche se quella, almeno, aveva il buon gusto di lasciare le vaccinazioni ai medici, la storia agli storici e… Matera alla Basilicata.
Che figura di m….!