Usa, stretta sulle procedure di sicurezza dopo il furto dell’aereo

12 Ago 2018 19:00 - di Paolo Lami

Le indagini delle varie agenzie federali statunitensi sono appena partite. Dovranno stabilire come ha potuto un semplice impiegato di terra di una compagnia aerea portare a termine il furto dell’aereo di un’altro vettore fermo in aeroporto, riempirlo di carburante e, poi, decollare in tutta tranquillità pur non avendo alcuna esperienza di volo fino a schiantarsi a terra mentre era inseguito da un F16. Uno scenario che rispolvera i peggior incubi statunitensi, quelli dell’11 settembre.

Superato lo choc di una vicenda surreale che ha costretto l’America, ma non solo, a confrontarsi con i propri limiti e le fragilità della propria sicurezza aerea, ora si cerca velocemente di correre ai ripari per chiudere quelle falle che hanno consentito a Richard B. Russell, 29 anni, addetto di terra della Horizon Air, di rubare un grande aeroplano dell’Alaska Air Group dall’aeroporto internazionale di Seattle-Tacoma e di alzarsi in volo, senza alcuna autorizzazione per poi schiantarsi in un’isola su Puget Sound.

Una storia assurda quanto tragica, quella del furto dell’aereo, dalle conseguenze monumentali, hanno detto esperti e investigatori dell’aviazione al “New York Times” facendo capire che la questione rappresenta un punto di svolta nella sicurezza aerea.

Quanto è riuscito a fare il 29enne, secondo un funzionario delle forze dell’ordine ha messo in luce una preoccupante realtà sulla sicurezza aeroportuale nell’era post 11 settembre.

Mentre alcuni aspetti sono visibilmente cambiati, più che altro irrigiditi per i passeggeri, altri aspetti del sistema, altrettanto importanti per la sicurezza pubblica ma celati dietro le quinte, restano vulnerabili.

Inseguito dagli F-15, Russel – che non era un pilota ed era l’unico a bordo dell’aereo, un turboelica Horizon Air da 76 posti – ha parlato in quei 90 minuti successivi al furto dell’aereo con i controllori del traffico aereo che cercavano di tranquillizzarlo e di guidarlo verso un atterraggio sicuro. A volte, riferiscono, chiacchierava con calma, altre invece era un flusso di coscienza frenetico.

I familiari di Russell, riferisce la Cnn, si dicono “sbalorditi”: “siamo totalmente scioccati e devastati da questo evento”, hanno detto, evidenziando che il giovane era “un marito fedele, un figlio amorevole e un buon amico”. E in riferimento alle registrazioni delle conversazioni di Russel con i controllori di volo: “Non voleva fare male a nessuno“, hanno ribadito i familiari.

Gli investigatori sono andati sul luogo dell’incidente per recuperare le scatole nere dell’aereo e i resti di Russell.

Gran parte delle indagini si concentrerà ora su come l’uomo sia stato in grado di riempire di carburante il serbatoio dell’aereo e mettersi in volo come se si fosse messo al volante di un’auto. Se fosse stato un dipendente autorizzato di una compagnia aerea, il discorso sarebbe diverso.

Non è che l’area attorno alla rampa di un aereo sia free, ha detto a wired.com Douglas M. Moss, pilota per 20 anni che ora gestisce la AeroPacific Consulting, un’agenzia di investigazioni sugli incidenti aerei.

Ogni dipendente autorizzato in questa area sensibile – gestori di bagagli, addetti alla manutenzione, assistenti di volo e piloti – passa attraverso controlli di background.

I dipendenti sono anche addestrati a chiedere agli altri cosa stiano facendo nella zona. “Ognuno ha il dovere di avvicinare qualcuno se pensa che si trovi in un posto in cui non dovrebbe essere”, dice Moss, ricordando come gli fosse chiesto spesso di mostrare il suo cartellino distintivo mentre lavorava come pilota. Il problema è che “piloti o caricatori di bagagli hanno lo stesso tipo di accesso”. Ed è forse questo il nodo da migliorarle rispetto al furto dell’aereo.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *