Raganello, la Protezione civile: «Una tragedia che si poteva evitare» (video)

22 Ago 2018 11:33 - di Liliana Giobbi

Una tragedia che si poteva evitare. Quella delle Gole di Raganello, dove sono morte dieci persone. «C’era un’allerta gialla», dice il Capo Dipartimento della Protezione Civile nazionale Angelo Borrelli intervenuto a Radio anch’io. «Significa che in situazioni di questo tipo si possono avere esondazioni improvvise di corsi d’acqua, rapido innalzamento dei fiumi, smottamenti, frane, sono una serie di effetti derivanti dall’evento che possono comportare anche la perdita di vite umane. Questa è stata un’altra tragedia che non doveva esserci – ha precisato -. Dobbiamo fare in modo da un lato accrescere la conoscenza del rischio, la cultura dell’auto-protezione da parte dei cittadini, dall’altro migliorare l’organizzazione della macchina statale e regionale della gestione del territorio per evitare che in situazioni di questo tipo ci sia un’esposizione al rischio».
«Sarà l’inchiesta a fare luce – ha proseguito riguardo al fatto che tra le vittime c’era anche una guida – a mio giudizio c’é stata una sottovalutazione del rischio da parte di chi era esperto e di chi si è avventurato nell’escursione del torrente». Intanto si pensa a un regolamento condiviso e allo studio di un sistema di controllo degli accessi. Dopo la tragedia del Raganello, Domenico Pappaterra, presidente del Parco Nazionale del Pollino, spiega all’Adnkronos di quali iniziative l’Ente si farà promotore sul fronte della sicurezza. «Stiamo lavorando a predisporre un rapporto chiesto dal ministro Costa e all’interno di questo rapporto oltre a ragguagliare sulla situazione e sulle problematiche assumeremo direttamente l’impegno di convocare tutti i soggetti coinvolti per arrivare alla predisposizione di un’ipotesi di regolamento condiviso da tutti».

Commenti

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  • Celso Vassalini 23 Agosto 2018

    Il senso del pericolo è quello che ci manca.

    La tragedia di Civita, in Calabria, mi ha turbato non solo per le vittime, ma anche perché la considero un campanello d’allarme sulla comune percezione del pericolo: nonostante la situazione meteo e l’allerta giallo non va sottovalutato: <>. <>, ricordo in alcuni documenti storici e basta ascoltare gli anziani e oggi le guide esperte dei vari territori del nostro meraviglioso Paese poco conosciuto e in continuo, fragile movimento: il vero pericolo sono le piene/esondazioni e perciò bisogna essere prudenti quando si affrontano le escursioni e quando si costruiscono senza valutare e far “conoscere alla cittadinanza” i pericoli a monte e a valle di insediamenti abitativi e produttivi di grande importanza, numerose infrastrutture di servizio e le principali vie di comunicazione. Il nostri territori avevano le filande, magli e macine per la farina a pochi passi dall’acqua, da cui traevano energia: <>, dico, ma il turismo dimentica la saggezza tramandata. Ha bisogno di qualche regola, e di chi le fa rispettare. Una guida esperta e un intero gruppo di persone con bambini al seguito si sono avventurati in un’escursione alla quale dovevano invece rinunciare. Com’è possibile che sia accaduto? Il fatto che lo scenario sia il Sud non significa nulla, fatti simili in termini di rapporto pericolo-incoscienza si verificano spesso anche in alta montagna sulle Alpi. Mi chiedo cosa possa orientare una scelta del genere, forse stiamo perdendo la cognizione del rischio, forse manca una generale educazione alla prudenza, che non può essere affidata al semplice istinto. Dunque ripartiamo dalle scuole, coltiviamo e forgiamo nella cultura “prevenzione” persone responsabili per sé e per gli altri. L’educazione alla riduzione del rischio di disastri è definita come “un processo interattivo di mutuo apprendimento tra cittadini e istituzioni”, va ben di là dell’educazione formale scolastica e universitaria e tocca tutti gli aspetti della vita. I Sindaci per una resilienza a tutti i livelli. Sulla linea di un approccio partecipativo e dal basso. Il piano di Protezione Civile va considerato un punto di partenza e non un punto di arrivo, per diverse motivazioni anche per un tempo ragionevole di “Informazine e Formazione della cittadinanza –tutti anche il Parroco e la perpetua… Quindi, già nella fase di predisposizione deve essere un’opera collettiva, alla quale devono fornire il loro contributo tutte le componenti tecniche del Comune e della città capaci di dare un apporto utile, nella consapevolezza che da un piano efficace dipende la sicurezza della città stessa in situazioni di emergenza. Un programma-vademecum, che prevede la gestione di esperienze di educazione e collaborazione reciproca tra governi, autorità locali, imprese e società civile, ha lo scopo di creare consapevolezza alla prevenzione dei rischi nelle comunità interessate da attività industriali che possano risultare, in caso di incidente, particolarmente perniciose per la salute e la sicurezza umana e ambientale, o più sottoposte al rischio di disastri naturali (o causati indirettamente dall’intervento umano). Sviluppando politiche rigorose di protezione e conoscenza del territorio delle proprie comunità, della propria abitazione e dei suoi rischi, sviluppando la cultura di protezione civile e la formazione a tutti i livelli, dai corsi di base e di aggiornamento alle esercitazioni e simulazioni per una buona cultura di prevenzione dei vari eventi. Tutti i cittadini devono diventare sentinelle del proprio territorio. I Sindaci e le Sindache si leggano attentamente il Decreto Legislativo n.1 del 2 gennaio 2018: Codice della protezione civile. Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 17 del 22 gennaio 2018. Un’accresciuta “consapevolezza” e “prontezza” permetterà, quindi di predisporre in tempi rapidi misure efficaci per la riduzione e mitigazione dei rischi e di sviluppare azioni di resilienza coordinate tra industrie, autorità “Sindaco” e popolazione locale.
    Che siano i giovani a dire ai genitori: <> e che una volta adulti possano salvarsi e salvare.

    Celso Vassalini, volontario Vice Presidente AIFOS – Protezione Civile