Ponte Morandi, Rampelli: «Colpa di una politica in cerca solo del colpo di scena »
«Sembra di vivere in un Paese che ha smarrito la trebisonda, non più capace di misurarsi con la propria eccellenza che, pure, ci ha fatto conoscere in tutto il mondo. C’è innanzitutto un problema di trascuratezza, assenza di amor proprio, conseguente carenza di manutenzione. Cose purtroppo ricadute anche per colpa di una politica che rincorre il consenso, cerca il colpo di scena ed è quindi refrattaria a occuparsi dell’ordinario, ciò da cui dipende la qualità della vita di ciascuno». È quanto dichiara Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e deputato di FdI, ospite alla trasmissione L’Aria che tira in merito al crollo del ponte Morandi di Genova. «Basta vedere come sono stati trattati i residenti, oggi sfollati, delle case ubicate sotto il ponte Morandi e ad esso pre esistenti. Lo Stato ieri, la società Autostrade oggi, avrebbero dovuto delocalizzare quelle palazzine perché un viadotto dai costi miliardari, quando viene eretto, deve contemplare nel piano finanziario la realizzazione di alloggi alternativi tali da salvaguardare la qualità della vita e la vita stessa delle famiglie. Anche questa sensibilità è mancata totalmente – dice ancora Rampelli – e ha causato dolori e sofferenza. Fare investimenti miliardari sulla pelle della gente è un’incongruenza, una follia».
Rampelli: «Meglio procedere alla nazionalizzazione»
«Credo che manutenzione e grandi opere possano coesistere – puntuliazza ancora Rampelli – anzi devono perché le seconde possono garantire introiti per interventi manutentivi proprio sulle infrastrutture. L’Italia, da sempre in prima fila come attività programmatoria di opere pubbliche, oggi vive il grande deficit di cultura e sensibilità della manutenzione. Fratelli d’Italia, con Giorgia Meloni, ha proposto un piano straordinario di “sostituzione edilizia” per mettere in sicurezza il territorio nazionale, anche con l’aiuto dei privati, certo. Ma se quel privato come nel caso della gestione delle nostre autostrade non reinveste una percentuale cospicua nella manutenzione della rete stradale allora c’è qualcosa che non funziona. Ecco gli effetti negativi delle privatizzazioni fatte dalla sinistra, probabilmente fatte male, pertanto meglio procedere quindi con la nazionalizzazione delle nostre reti e dei nostri asset».