Permessi retribuiti, tutto quello che il dipendente può richiedere
Com’è noto il dipendente in alcune giornate può astenersi dall’attività lavorativa, presentando una motivazione valida. Può assentarsi, ad esempio, nel caso in cui sia affetto da una malattia, percependo quindi l’indennità riconosciuta dall’Inps oppure in seguito a un lutto. Tuttavia può non andare al lavoro anche per semplici motivi personali e senza perdere lo stipendio: ci sono dei permessi retribuiti, infatti, che consentono al dipendente di non prestare l’attività giornaliera, non perdendo comunque i soldi. Tra i permessi retribuiti per motivi personali ci sono i Rol, permessi riconosciuti per la riduzione dell’orario di lavoro, di cui il dipendente matura in base alle mansioni svolte un certo numero di giorni ogni anno. Non esiste, però, un monte Rol minimo previsto dalla legge. Si tratta, infatti, di un istituto di fonte contrattuale, poiché sono i singoli Ccnl a determinare il monte permessi complessivo oltre alle modalità di utilizzo da parte del dipendente.
La regola generale però vuole che i Rol siano riconosciuti solamente nel caso di impiego full-time. È sempre la contrattazione collettiva a stabilire le tempistiche entro le quali questi devono essere goduti e i termini per la monetizzazione nel caso in cui non lo fossero. A differenza delle ferie, infatti, il lavoratore può rinunciare a usufruire dei Rol maturati decidendo di monetizzarli allo scadere di un anno (o due a seconda del Ccnl di riferimento) dalla loro maturazione. Quindi se si vuole sapere quanti Rol si maturano ogni anno per il proprio impiego occorre fare riferimento al Ccnl del settore di appartenenza. In alternativa si può consultare il monte permessi retribuiti a disposizione semplicemente leggendo la busta paga dell’ultima mensilità, dove i Rol residui sono indicati nella parte bassa, vicino allo spazio dedicato alle ex festività.