L’Isola di Pasqua dice basta ai turisti: «Non venite, siamo invasi»

16 Ago 2018 18:12 - di Fortunata Cerri

L’Isola di Pasqua, uno dei più remoti e misteriosi posti del mondo, ha deciso di limitare il turismo, per preservare la propria cultura e la propria natura. Dal primo agosto, i visitatori potranno rimanere sull’isola, famosa per le enormi statue di pietra che punteggiano la sua costa, solo per trenta giorni e non più per novanta. Presto inoltre, ha annunciato il sindaco Petro Edmunds sui media cileni, sarà messo anche un limite al numero degli ospiti. Nonostante l’isola si trovi a 3700 chilometri dal Cile e ci vogliano 5 ore di volo da Santiago per raggiungerla, negli ultimi anni «vi è stata una vera invasione di stranieri», si è lamentato il sindaco. Di qui la decisione di tenere un referendum tra gli ottomila abitanti locali per decidere se optare per il turismo o per la tutela della propria terra. Ha vinto la seconda opzione ed ora Rapa Nui, così si chiama in lingua locale l’isola di Pasqua, cercheranno di preservare i loro segreti e il loro isolamento. Attorno all’isola, sempre per decisione del referendum, è stata creata un’area marina protetta della grandezza della Francia.

L’Isola di Pasqua e le statue dei moai

L’Isola di Pasqua  è immersa nell’Oceano Pacifico e si trova al largo delle coste del Cile. Il suo nome è dovuto al fatto che l’isola è stata scoperta il giorno di Pasqua del 1722 dall’esploratore Olandese Jacob Roggeveen. Nell’immaginario collettivo viene identificata con le statue dei moai, enormi busti monolitici sparsi lungo l’intero territorio. Se ne contano ben 638. Nonostante le ricerche condotte negli ultimi anni il loro scopo non è tuttora noto con certezza. Secondo alcuni studi recenti, le statue rappresenterebbero capi tribù indigeni morti e, secondo la credenza popolare, avrebbero permesso ai vivi di prendere contatto con il mondo dei morti.

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