La metafora politica del ponte caduto a Genova e il desiderio di giustizia

27 Ago 2018 15:07 - di Carlo Ciccioli

Riceviamo da Carlo Ciccioli e volentieri pubblichiamo:

Ogni periodo politico quando si conclude ha la sua immagine che poi dalla cronaca si consegna alla storia. Per la Rivoluzione francese sicuramente il simbolo è rimasto per sempre la ghigliottina. Per la 1° Repubblica in Italia sicuramente l’immagine delle manette di Tangentopoli. Per la 2° Repubblica è il crollo del ponte di Genova, che insieme alle sue povere e inconsapevoli 43 vittime, trascina nel baratro i due Partiti cardine della 1° Repubblica, il Pd e Forza Italia e tutto quel complesso sistema di compiacenze e affari opachi che hanno caratterizzato le fasi più incisive di questi governi. Infatti con quei Partiti precipitano i personaggi della scena economica ed anche delle burocrazie tecniche che ne sono statio protagonisti : tra loro certamente spicca la famiglia Benetton che nei leader del Pd, da Prodi a D’ Alema, da Letta a Renzi fino a Gentiloni ha avuto la totale delega a fare affari indisturbata con lo Stato, ma senza escludere la tolleranza in continuità anche con esponenti dell’area del centrodestra. Mai si era verificata una saldatura tra il comune sentire, se vogliamo anche poco istituzionale, dei due Partiti della “maggioranza del cambiamento”, M5S e Lega, con l’opinione pubblica, che cosa assolutamente inconsueta durante le tragedie, applaude i leader di Governo addirittura in Chiesa e fischia i rappresentanti dell’opposizione che si azzardano a mostrarsi al pubblico. Non solo, ma la rabbia si è spalmata anche su tutti gli amici e lacchè di quella fase politica passata, cioè coloro che di più ne hanno segnato l’immagine, con le loro doppie morali e le loro insopportabili ipocrisie. Cominciando da quel brutto figuro di Oliviero Toscani che tutela tutti i diversi del mondo, facendo con le foto l’apologia dei condannati a morte negli USA e dei bambini uniti di colore (of Benetton) e poi non si indigna per lo sfruttamento dei lavoratori del terzo mondo da parte delle aziende di Benetton o del crollo del “ponte di famiglia” di Genova. Quello che sostiene tutte le cause di disagio ma che ha sempre maltrattato le due prime figlie al punto che la maggiore, Olivia, ha raccontato pubblicamente ai giornali le continue aggressioni, ricatti, financo bestemmie e imprecazioni contro la loro stessa esistenza. Stesso “film” di un’altra icona di quel mondo politicamente corretto, Asia Argento, che denuncia le molestie nel mondo del cinema, salvo a liquidare con 380 mila dollari un giovane attore ventiduenne da lei posseduto sessualmente quando il giovane aveva 17 anni e lei 37, nonché altre attività pedofile con artisti minorenni. Cioè sentirsi protagonisti di una doppia morale giudicante per gli altri ed onnipotente per se stessi, senza essere nel Monte Olimpo degli Dei dell’antica Grecia, a cui tutto era permesso proprio per la loro natura divina che questi abbietti personaggi, che si elevano a miti, certamente non hanno. E’ questa la quint’essenza del cosiddetto “populismo emergente” , odiato dai vecchi poteri. Le élite che in questi anni hanno guidato la politica, la cultura, l’economia, la finanza, l’informazione, hanno perso ogni fondamento morale ed etico costruendo solo l’idolatria di se stessi, dei loro agi, delle loro convinzioni ideologiche assolutamente astratte e senza radici nel mondo comune. Per questo ne hanno perso totalmente il contatto, determinando la stessa dinamica che si è verificata nei secoli quando una dinastia regnante perdeva il contatto con il popolo e veniva abbattuta con l’uccisione dei regnanti, dai monarchi francesi agli zar di Russia. Quello che sta accadendo. Toscani, che è pessimo, ma stupido non è, afferma sul Corriere della Sera «che gli Italiani si sono incattiviti, odiano, ce l’hanno con le persone di successo», cioè in questo caso i ricchi che hanno costruito le loro fortune sfruttando le opportunità che hanno saputo lucrare sulla debolezza della società e della politica. Toscani ha assolutamente ragione: la gente comune li odia, milioni di persone “normali”, hanno preso atto che lavorano, che si sacrificano, che ogni giorno combattono la loro battaglia per la sopravvivenza quotidiana; li hanno scoperti, è caduto il velo, e se continua così troveranno anche qualcuno che li affronterà personalmente e magari gli metterà giudizio. E’ sempre la stessa metafora: il 14 agosto crolla a Genova il ponte di Autostrade per l’Italia dei Benetton, il 15 agosto gli stessi Benetton nella loro villa a Cortina, di ottomila metriquadri, festeggiano il ferragosto con cento invitati vip, grigliate di pesce e abbondanti libagioni, sotto la direzione dello chef di grido. E’ il caso di dire l’orchestra suona, il pubblico balla, ma il “Titanic” sta affondando. E loro e i loro amici e protettori della politica non se ne stanno accorgendo. Come per i migranti che aldilà del caso umano e personale di ciascuno di loro, non può essere l’accoglienza indiscriminata di tutti l’unica politica possibile. Solo per chi non vuol vedere è una politica che fa del male agli Italiani, per la loro sicurezza e per le loro opportunità di lavoro, nonché agli immigrati stessi che il più delle volte finiscono nella marginalità, nella droga, nella criminalità, nel disagio e frequentemente perdono anche la vita. Il risveglio di questi impostori sarà terribile. Il popolo italiano, anche se incattivito, è buono, ma prima o poi farà giustizia, per ora solo nelle urne, ma la giustizia popolare è sempre temibile e tra un po’ la sua onda lunga potrebbe generare effetti molto più pesanti.

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