Iva, il piano segreto del governo: sì all’aumento per i generi di lusso
Il dossier – a dar retta a Repubblica – è sulla scrivania del ministro Giovanni Tria, l’uomo cui è affidata la missione di far quadrare i traballanti conti dello Stato, e conterrebbe una soluzione grazie alla quale il governo potrebbe adottare un aumento selettivo dell’Iva (le clausole di salvaguardia sono pronte a scattare dal 1 gennaio 2019 se non si trovano 12,5 miliardi di euro a copertura del deficit in eccesso) con cui riuscire addirittura a rastrellare circa 4,5 miliardi da destinare ad una delle tante misure promesse in campagna elettorale, flat tax e reddito di cittadinanza su tutte.
L’Iva verrebbe ridotta sui servizi essenziali
Nella maggioranza giallo-verde se ne parla da tempo ma, al momento, il suo contenuto è ancora classificato come top secret. E si capisce dal momento che, sotto il profilo della comunicazione, il primo passo da fare consiste nell’ammettere che l’aumento dell’Iva non è più un tabù. Sotto questa luce, quindi, non stupisce che Luigi Di Maio abbia addirittura bollato l’idea di un incremento caso per caso dell’imposta come «fake news». Ma più si cerca di tenere riservato il piano, più si moltiplicano i boatos di Palazzo facendone emergere i dettagli. Secondo i più recenti ed attendibili, il governo si appresterebbe a far scattare l’aumento dell’Iva per 8 miliardi e di utilizzare i restanti 4,5 per ridurre l’aliquota dell’imposta sui consumi che maggiormente pesano sulle fasce meno abbienti. Il ribasso riguarderebbe servizi come elettricità e acqua sulle cui bollette l’Iva oggi grava mediamente per il 10 per cento. Se il piano top secret andasse in porto, invece di salire all’11,5 per cento, scenderebbe a 4.
Dall’incremento selettivo si ricaverebbero 4,5 miliardi
Lo stesso avverrebbe con gas e telefono, oggi al 22 per cento: piuttosto che impennarsi al 24,5, l’Iva precipiterebbe al 4 per cento. Gli 8 miliardi di aumento, invece, verrebbero tutti dai prodotti di lusso senza rischi per l’inflazione. Anche perché dei 110 miliardi di gettito Iva, solo 60 gravano sulle famiglie. Il resto arriva da crediti dello Stato, pubbliche amministrazioni e via elencando. Il problema, esclusivamente politico, semmai scatterà dopo e dovrà stabilire chi, tra Salvini e Di Maio, si aggiudicherà il tesoretto di 4,5 miliardi. Flat tax o reddito di cittadinanza? Il dilemma è tutto qui.
Il Governo Conte -su direttiva Tria- sta rispettando il mantra ‘copertura per ogni spesa’. Gli Onorevoli Bagnai e Borghi Aquilini sanno che si tratta di una bufala liberista ancora ossequiente all’Ue che ci riduce in miseria. Si oppongano con un aut aut. Come? Introducendo subito una seconda moneta italiana (Nuova Lira di Rinaldi, o CCF di Cattaneo, o Minibot di Borghi Aquilini, o tutte e tre insieme). Con tale moneta tutta italiana si fanno le coperture per ogni tipo di spesa e l’Ue che protesti pure: ci si oppone a furia di ricorsi, di messa in stato d’accusa all’Ue per come ha ridotto l’Italia in braghe di tela e il 28% di Italiani a rischio povertà, etc. etc. (abbiamo fior di giuristi in grado di farlo: Barra Caracciolo al Governo; Avv. giuristi Marco Mori e Avv. Giuseppe Palma, Prof. Paolo Becchi, ed altri). Tale seconda moneta servirà anche quando i ‘potenti’ spareranno con lo spread minacciando di ridurci nelle condizioni della Grecia (Piano B. da attuare subito, preventivamente, prima che l’Ue decida di tagliarci i viveri). Animo! Non c’è tempo da perdere tergiversando! Se il Ministro Tria non accetta lo si sostituisce e avanti tutta con il Governo del cambiamento.
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Intanto sarebbe auspicabile un aumento dell’IVA del 100% sulle bombolette spray dei “writers” che imbrattano ogni cosa. Chi le usa in modo professionale (come ad esempio le autocarrozzerie con partita IVA), può comunque detrarne l’importo.
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