I neonazisti ricordano Rudolf Hess: a Berlino la sinistra scatena la guerriglia

18 Ago 2018 19:57 - di Antonio Pannullo

I neonazisti, venuti da tutta la Germania, sfilano a Berlino per ricordare l’anniversario della morte di Rudolf Hess, il delfino di Adolf Hitler, morto nel carcere berlinese di Spandau il 17 agosto 1997. I neonazisti avrebbero voluto sfilare proprio a Spandau dove un tempo c’era il carcere alleato dove per venti anni Hess è stato l’unico detenuto, ora abbattuto, ma sono stati preceduti dai contro-manifestanti che avevano già occupato la zona. Allora la manifestazione è stata spostata a Friedrichshain, sempre nella capitale tedesca. Nonostante le sinistre avessero messo in campo diverse migliaia di manifestanti, la commemorazione di Hess si è svolta ugualmente, anche se vi hanno partecipato solo alcune centinaia di persone. I centri sociali hanno scatenato una guerriglia contro le forze dell’ordine, presenti con circa 2.300 agenti, ma sono stati respinti più volte. Vi è stato un autentico inseguimento da Spandau a Friederichshain tra sinistra e polizia, ma le forze dell’ordine sono sempre riuscite a evitare che le due parti venissero in contatto. Alcuni manifestanti sono stati allontanati, non senza aver incendiato un’auto e un camion e tirato sassi e bottiglie, mentre la manifestazione neonazista si è sciolta in serata senza incidenti di rilievo. La polizia aveva fermamente proibito qualsiasi tipo di apologia o glorificazione di Rudolf Hess, sia con slogan che con immagini che con scritte. In due casi la polizia è intervenuta per rimuovere queste violazioni. Come i meno giovani ricordano, Rudolf Hess era uno degli uomini più intimi di Hitler. Partì in volo nel maggio 1941 per l’Inghilterra, ufficialmente per intavolare trattative di pace, ma al suo atterraggio fu arrestato e di lui non si seppe più nulla sino al processo di Norimberga, dove fu condannato all’ergastolo. Pena che scontò, come si è detto, nel carcere di Spandau, fino alla sua morte, avvenuta ufficialmente per suicidio all’età di 93 anni. Il figlio Wolf Ruediger, tuttavia, mise più volte in dubbio la tesi alleata, sostenendo anche che Hess, avendo lasciato la Germania nel 1941, non fu complice dell’olocausto né di altri  crimini di guerra. Ma ciò che gli fruttò la condanna a vita fu probabilmente la sua frase davanti ai giudici di Norimberga: “Non mi pento e non mi pentirò mai di nulla”.

 

Commenti

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  • Sabatangelo 19 Agosto 2018

    Hess e’ stato un grande soldato fedele al suo giuramento.

  • Andrea 19 Agosto 2018

    Tutti hanno il diritto di commemorare una persona amata in santa pace e libertà senza essere disturbati o peggio ancora assaliti con violenza da chi magari pretende rispetto assoluto per personaggi storici altrettanto vomitevoli e diabolici.La sinistra dimostra ancora una volta di odiare l’avversario e la pretesa di imporre il suo pensiero all’umanità.Certo che si tratta di un essere mostruoso e abominevole che non ha neanche avuto il coraggio di chiedere pubblicamente scusa all’umanità per i suoi crimini indelebili ma mi chiedo una cosina: questo essere immondo è forse il solo ad aver commesso crimini imperdonabili e soprattutto la sinistra ha l’autorità e l’onestà per ergersi a giudice celeste e universale?Ricordo che in quegli anni terribili ci fu un signore che chiuse non uno ma tutti e due gli occhi e lasciò che un’intera popolazione fosse sterminata,infoibata o cacciata dalla propria terra per sempre solo perché gli aguzzini erano comunisti come lui.Questo gentiluomo si chiamava Palmiro Togliatti e non subì alcun processo,anzi fu a un passo dal potere.