Due neonate sono morte di pertosse, le mamme non erano vaccinate

2 Ago 2018 13:28 - di Redazione

Due neonate, nate a qualche settimana l’una dall’altra, tra maggio e giugno, sono morte all’Ospedale Papa Giovanni di Bergamo dopo aver contratto la pertosse. La prima bambina, riferisce L’Eco di Bergamo, era figlia di un’italiana residente nel Trevigliese. La madre della seconda bambina, invece è una donna romena residente nel Cremasco. Una volta scoperta la malattia, le piccole, in cura ad Alzano e a Treviglio, sono state trasferite al Papa Giovanni, ma per loro non c’è stato nulla da fare. Secondo quanto emerso entrambe le madri non sarebbero vaccinate contro la malattia.

La notizia è stata rilanciata sui social dal virologo Roberto Burioni, da anni schierato a favore dei vaccini. «Alcuni vaccini proteggono per sempre, altri forniscono un’immunità limitata nel tempo – scrive il virologo su Facebook -. Questo è il caso del vaccino contro la pertosse, dove addirittura la malattia stessa non fornisce una protezione permanente. Fino agli anni Novanta – spiega il virologo – contro la pertosse abbiamo usato un vaccino estremamente efficace che era però gravato di alcuni effetti collaterali rari, ma non trascurabili. Dopo quel momento siamo passati ad un vaccino detto “acellulare” che è sicurissimo, ma meno potente. Il vaccino acellulare (attualmente contenuto nell’esavalente) è efficace in quasi il 90% dei vaccinati, ma l’immunità tende a svanire con il tempo; quando questo accade si è comunque protetti dalla malattia in forma grave, ma si può ospitare il microrganismo nella propria gola ed essere una fonte di infezione per gli altri».

«A causa di questa minore efficacia del nuovo vaccino, e pure a causa delle mancate vaccinazioni, i casi di pertosse stanno aumentando – avverte Burioni -. Il guaio è notevole in quanto la pertosse è pericolosissima per i bambini molto piccoli; inoltre, siccome l’immunità contro questa infezione è sempre molto debole, le madri non riescono a trasmettere ai loro figli una quantità adeguata di anticorpi durante la gravidanza: alla nascita i neonati saranno quindi estremamente vulnerabili. Possiamo però proteggerli ugualmente: prima di tutto dobbiamo vaccinare la madre in gravidanza, affinché abbia anticorpi da trasmettere; poi dobbiamo vaccinare i bambini tempestivamente e senza ritardi, in modo che quanto prima possano difendersi da soli da questa minaccia».

«Infine – sottolinea Burioni – è opportuno che i fratelli, i parenti, il padre si sottopongano ad un richiamo del vaccino, in modo da rendere impossibile che il batterio della pertosse, dopo averli infettati, arrivi nella gola del neonato. Insomma, dobbiamo creare una “zona di sicurezza” intorno al neonato dove il batterio non possa stabilirsi. Naturalmente questa zona di sicurezza è vanificata se il bimbo frequenta un asilo nido dove gli altri bimbi non sono vaccinati. Per questo è molto importante che tutti vengano vaccinati, in modo da non consentire la circolazione di questo pericoloso batterio».

Commenti

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  • Pierino 3 Agosto 2018

    Nei secoli scorsi, allorquanto i vaccini per la pertosse non esistevano, doveva esserci una moria di bambini per tale malattia. Io stesso, mia moglie e i miei 4 figli , dovevamo essere morti di pertosse. Ma andate a quel paese.

    • sandro 7 Agosto 2018

      E allora non ti vaccinare per niente ,però se ti ammali non chiedere cure ai medici ,visto che non ci credi ,vai dallo stregone ignorante!