Carceri, Bonafede spiega: “Né manettari né buonisti, ma equilibrati”

3 Ago 2018 19:38 - di

“Né manettari, né buonisti: facciamo le cose per bene. Lo schema di decreto legislativo adottato ieri dal consiglio dei ministri è un buon punto d’equilibrio dei due principi contenuti nel contratto di governo: certezza della pena e dignità della sua espiazione. Partendo da un presupposto irrinunciabile: il rispetto del Parlamento”. Lo sottolinea il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, su Facebook. “Il vecchio governo, infatti, aveva deciso di ignorare i rilievi fatti dalle Camere – anche dagli stessi componenti dell’allora maggioranza – e di portare ugualmente avanti lo stesso testo. E, dopo aver perso le elezioni, di proseguirne l’iter. Il Governo Conte, invece – prosegue – ha deciso di dare ascolto e valenza a quanto espresso dalle commissioni parlamentari della nuova legislatura, che hanno dato parere contrario al provvedimento. Una decisione presa senza alcun pregiudizio ideologico, tanto che abbiamo deciso di salvare quanto abbiamo trovato condivisibile del vecchio provvedimento, cancellando ovviamente le parti su cui non eravamo affatto d’accordo. Anche questo è il governo del cambiamento”. “Così, nel nuovo schema, abbiamo bloccato l’allargamento di benefici concessi anche a chi ha commesso reati gravi. Ma, di contro, abbiamo ammesso quei punti che consentiranno un miglioramento della vita dei detenuti. Fra questi, ad esempio – aggiunge Bonafede – la semplificazione delle procedure per l’accesso alle misure alternative, ma solo per chi se lo merita. L’assunzione di mediatori culturali e interpreti che agevolino la vita in carcere dei detenuti stranieri evitando così la creazione di tensioni che possano risultare pericolose. L’effettiva tutela dei detenuti vulnerabili, a rischio di sopraffazioni o aggressioni, all’interno delle carceri. Poi la formazione professionale, il lavoro, la partecipazione a progetti di pubblica utilità. L’accesso ad attività volontarie, culturali e all’istruzione”. Bonafede continua: “Per rendere ancor più dignitosa la detenzione, abbiamo affermato il diritto all’affettività attraverso il principio per cui si debba scontare la pena in un luogo vicino alla propria famiglia e abbiamo deciso di salvaguardare il ruolo delle madri, con particolare riguardo a chi ha figli disabili. Ciò a dimostrazione – osserva – che, come abbiamo sempre detto, le cose buone le portiamo avanti e non le accantoniamo solo perché a presentarle è stata un’altra forza politica”. “Il lavoro del ministero della Giustizia, e di tutto il Governo, ora è concentrato su quelle che per noi sono le priorità assolute: il sovraffollamento carcerario, l’assunzione di nuovi agenti della polizia penitenziaria, il lavoro come via maestra della rieducazione e del reinserimento nella società e il recupero dei minori. Avanti tutta”, conclude Bonafede.

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