Caporalato, un imprenditore: «Ecco come l’abbiamo sconfitto in Calabria»
Dopo le cronache recenti che hanno dato conto di 16 uomini, sfruttati per meno di 2 euro l’ora, rimasti vittime in Puglia della strada ma ancor prima di condizioni di lavoro disumane, dopo le critiche e le accuse, le proposte della politica e le polemiche conseguenti, c’è chi il caporalato lo ha sconfitto per davvero. E lo racconta all’AdnKronos. È Vincenzo Linarello, presidente di Goel – Gruppo Cooperativo, che da anni combatte sul territorio calabrese la ‘ndrangheta con una ricetta fatta di offerte di lavoro e opportunità. Di risposte spiazzanti, come le Feste della Ripartenza, che vengono organizzate ogniqualvolta una azienda subisce un attentato. «La questione del caporalato ci sta molto a cuore perché con Goel Bio (28 le aziende certificate biologiche, che producono agrumi per oltre 10mila tonnellate l’anno, oltre olio di oliva e altri prodotti bio) abbiamo trovato una soluzione. L’impostazione limitante della normativa esistente è pensare che la legge sul caporalato possa affrontare il problema solo andando ad agire sull’ultimo miglio, cioè sul rapporto tra azienda agricola e operaio sfruttato. Spesso è tutta la filiera che alla fine produce il caporalato e la schiavitù nei campi», spiega Linarello. «Quando, in un territorio come il nostro, al piccolo agricoltore locale vengono corrisposti cinque centesimi al chilo come prezzo di conferimento delle arance, questo automaticamente induce allo sfruttamento