Anche l’ex pugile La Rocca ridicolizza la sinistra: “Aiutiamoli in Africa”

1 Ago 2018 19:42 - di Giovanni Trotta

“Il problema del razzismo non esiste in Italia, non c ‘è razzismo se lavori e fai le cose per bene”. Nino La Rocca, ex pugile che venne chiamato in diretta televisiva dal presidente Pertini che gli conferì la cittadinanza italiana, all’AdnKronos dice che la situazione, nel nostro Paese, non è poi così grave. “Certo – spiega – l’italiano oggi si sente accerchiato dai migranti – ma io continuo a trovarmi bene”. Però i migranti devono sapere “che ora qui per loro non c’è nulla: meglio restino in Africa, è lì che vanno aiutati”. Oggi il ministro Salvini ha rilanciato, via social, le parole del pugile di colore Patrizio Kalambay, campione italiano dei pesi medi negli anni ’80, gli stessi anni in cui l’Alì italiano – questo il soprannome del boxeur La Rocca – calcava i ring di mezzo mondo, che in una intervista fa suo lo slogan del vicepremier leghista, “prima gli italiani”. “Patrizio lo conosco bene – dice del peso medio di origine congolese – è un bravo ragazzo e gli hanno dato la cittadinanza italiana. Lui è stato molto aiutato da questo Paese e deve tanto all’Italia”.

“Io ho lottato per la cittadinanza, me l’ha data Pertini al Quirinale”, ricorda La Rocca, imitando la voce del presidente partigiano: “Nino, venga a prendere la cittadinanza da me al Quirinale”, mi disse, mentre ero in tv con Gianni Minà”. “Lui è stato un grande presidente – sottolinea La Rocca -. Ora invece i politici sono tutti uguali, alle ultime elezioni non ho votato, anche perché non c’ero, sono andato in Mali perché mi hanno occupato una casa e dovevo risolvere il problema”. “Certo – ammette – la legge italiana sulla cittadinanza è molto dura a differenza che in Francia, ma per me la nazionalità italiana va sudata, non è giusto che arrivi, parli indiano, e magari hai subito la cittadinanza”. Per l’Africa e per il dramma dei migranti La Rocca chiede interventi a casa loro: “Non conviene rischiare la vita, meglio restare lì, meglio investire in Africa. È gente che viene per morire, con barche sgangherate, fanno un grande errore che non condivido, bisogna inviare soccorsi lì”. “Io – ricorda – quando vado in Africa porto tante cose alle persone che hanno bisogno, ma lì, prima di tutto, gli devi insegnare a vivere, senza bisogno che vengano qui”.

(Foto Aics)

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