Aborto dopo i 3 mesi, l’Argentina dice no. Isterismo femminista in piazza
I senatori argentini hanno respinto la proposta per la legalizzazione dell’aborto durante le prime 14 settimane (ben oltre i 3 mesi). Le femministe stile anni ’70, con i loro slogan del tipo “L’utero è mio e lo gestisco io” hanno scatenato il putiferio. Dopo il voto, infatti, sono scoppiati violenti scontri a Buenos Aires: i manifestanti pro-aborto hanno lanciato pietre e bottiglie e dato fuoco a cumuli di immondizia a pochi metri dall’ingresso del parlamento argentino. La polizia ha risposto sparando gas lacrimogeni. Diverse persone sono state arrestate.
In piazza – A Buenos Aires la piazza era divisa tra gli attivisti abortisti che indossavano sciarpe verdi e gli oppositori, con indosso fazzoletti celesti. Raduni sono stati organizzati anche nei capoluoghi di provincia argentini, in Spagna e in altre città straniere. Secondo l’arcivescovo di Buenos Aires, Mario Poli, «il disegno di legge mette degli esseri umani indifesi e vulnerabili che si trovano in gestazione in una strada senza uscita, senza possibilità di difendersi, senza giudizio né processo».
Il presidente Macri – Mauricio Macri, dal canto suo, aveva incoraggiato il parlamento a discutere la questione, nonostante si fosse detto personalmente a favore della vita: «Non importa quale sarà il risultato» nel voto, ha twittato Macri. «Oggi vince la democrazia», ha aggiunto, definendo il voto «trascendentale» e incoraggiando gli argentini ad «accettare che ci siano altri che la pensano in modo diverso». Attualmente l’Argentina consente di interrompere una gravidanza solo in caso di stupro o rischio per la vita della madre. La nuova legislazione avrebbe permesso alle donne di abortire negli ospedali pubblici gratuitamente fino alla 14esima settimana.
L’anello debole siete voi uomini: attraverso l’educazione familiare, l’addomesticamento appreso a scuola e il fissaggio quotidiano dei media culturali e dei dibattiti abbiamo installato nelle vostre teste un troian horse che vi impedisce di far lavorare il buon senso contro istanze simili, grazie alla minaccia psichica di un incontrollabile stato di ansietà generato dalla paura di autoconsiderarsi e di essere considerato misogino, femminicida, sessista etc. Il vostro buonismo vi blocca, i vostri figli crescono col vostro stesso buonismo e se possibile ancora più soggiogati dall’immagine femminile strombazzata a tutti gli angoli dal girl empowerment, e noi diamo libero sfogo alla nostra volontà di potenza e propaghiamo ad libitum qualunque delirio ci passi per la testa. Quando poi l’unica reazione è l’omicidio, il cossidetto ‘femminicidio’, il danno per voi aumenta esponenzialmente. Se non vi fermate e non pensate a qualche strategia vi vedo parecchio nella mexda.