5 quintali di dinamite e 20 rocciatori esplosivisti: così sarà fatto saltare il Ponte Morandi

23 Ago 2018 15:14 - di Paolo Lami

Cinque quintali di dinamite. E 20 rocciatori esplosivisti che mineranno, in tre giorni, il Ponte Morandi nei punti nodali. Poi le cariche saranno fatte brillare. Così potrebbe venir buttato giù, con ogni probabilità, appena la Procura di Genova dissequestrerà l’area, quel che resta del Viadotto Polcevera, 8 campate, i relativi piloni, le cosiddette “antenne” e gli oramai famosi stralli in calcestruzzo precompresso assieme a 4 edifici di civile abitazione che si trovano sotto la verticale dell’infrasfruttura devastata dal crollo del 14 agosto che ha fatto 42 vittime.

La società Autostrade, che dovrà occuparsi di demolire il moncone di ponte rimasto in piedi dopo il crollo del pilone 9, dei relativi stralli e del doppio  tratto di impalcato, sta valutando una serie di opzioni, compresa quella di un abbattimento controllato del triste spezzone di Ponte Morandi con cariche esplosive. E fare quindi così posto alla nuova struttura in acciaio che sarà costruita, in tempi record, da un’azienda italiana. Fra gli altri si sono fatte avanti, in queste ore, per realizzare il nuovo ponte in acciaio, Cimolai e una società del gruppo Fincantieri.

Resta, quindi, il problema della demolizione. E non è un caso che, all’interno della zona rossa, in mezzo ai resti del viadotto crollato, si sia materializzato, in questi giorni di grande concitazione, caschetto giallo di sicurezza in testa, il maggiore esperto italiano di demolizioni con esplosivo, il  geominerario Danilo Coppe, numero uno in materia – 700 le demolizioni con cariche esplosive al suo attivo, 34 solo a Genova, fra cui la caserma dei Vigili del Fuoco una decina i ponti abbattuti fino ad oggi sul territorio nazionale, fra cui, nel 2008, il ponte ferroviario proprio sul Polcevera a Genova.

Coppe, che, a Parma, ha perfino creato il primo e unico Museo degli esplosivi, un luogo incredibile da visitare e all’interno del quale è stata realizzata una struttura, anch’essa visitabile, dove vengono addestrate le forze speciali italiane a muoversi in uno scenario post-esplosione dopo un attentato, è anche, attualmente, consulente della Procura di Bologna per la nuova perizia sull’esplosivo utilizzato nella strage alla stazione felsinea del 2 agosto 1980.

Potrebbe, dunque, essere proprio Coppe, riconosciuto e salutato con grande calore durante i sopralluoghi dai vigili del Fuoco di Genova con cui ha collaborato tantissime volte, ad occuparsi dell’abbattimento con l’utilizzo di dinamite di ciò che resta del Ponte Morandi. Una soluzione, quella della demolizione con esplosivo, che non ha altre alternative credibili: velocità di esecuzione e tempistica ridotta – una quindicina di giorni per la demolizione totale – sicurezza del cantiere e costi concorrenziali rispetto all’abbattimento con i macchinari impongono di optare per questa scelta tecnico-operativa con la dinamite.

Sono anni che si parla di abbattere il Ponte Morandi, un fardello economicamente gravoso per chiunque e il cui costo di manutenzione era stimato, 14 anni fa, in circa 4 milioni di euro all’anno. Ma i veti di piccoli comitati locali e i particolarismi di questo o di quello che si misero di traverso come capita sempre in Italia, fecero arenare il progetto di demolizione, progetto tornato drammaticamente in auge e attualizzato in questi giorni di riunioni frenetiche e di sopralluoghi fra i tecnici di Autostrade, gli uomini della Questura e della Prefettura, che si sono impegnati a rilasciare, entro pochissimi giorni, i permessi per utilizzare l’esplosivo, e gli specialisti delle demolizioni fra cui, appunto, il geominerario Danilo Coppe che è stato visto aggirarsi fra le macerie di Ponte Morandi.

Se le cose andranno come dovrebbero andare – una decisione definitiva sarà presa entro martedì da Autostrade – la demolizione di Ponte Morandi andrà avanti per fasi ma comporterà una condivisione completa con tutte le realtà in gioco per gestire, fra l’altro, in perfetta sincronia, tutte le autorizzazioni ma anche le deviazioni del traffico.

Speciali protezioni di rete metallica e materiali inerti al suolo ammortizzeranno la caduta dei manufatti abbattuti a colpi di dinamite. Se prevarrà la scelta esplosivistica, pilone dopo pilone, le perforatrici idrauliche realizzeranno alcuni fori dove, poi, sarà infilata la dinamite dai rocciatori fochini. portati in quota da alcune piattaforme aeree. Inizialmente era previsto che gli esplosivisti rocciatori si calassero con alcune corde lungo i piloni ma l’instabilità del Ponte Morandi non consente più di operare in questo modo. Solo a quel punto, infilati i candelotti di dinamite nei fori, l’esplosivo sarà fatto brillare, un pilone per volta. Quando le singole campate del Ponte Morandi saranno state abbattute a colpi di dinamite, potranno intervenire i mezzi meccanici per sgombrare l’area e rimuovere i residui del viadotto.

Il costo dell’intera operazione si aggira attorno al milione di euro, comprensivo non solo della demolizione dell’intera struttura con  l’esplosivo ma, anche, della rimozione di tutte le macerie, del conferimento in discarica e di tutte le autorizzazioni connesse.

Un costo tutto sommato accettabile rispetto non solo ad altre opzioni – la cosa peggiore sarebbe, in questo momento, andare al risparmio sui costi – ma, anche, rispetto all’esigenza di Genova e dell’Italia di rimuovere, nella massima sicurezza e il più velocemente possibile, quel mostro di cemento e, contestualmente, l’incubo psicologico vissuto con la strage del 14 agosto scorso.

Commenti

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  • RICCARDO AMARA 24 Agosto 2018

    Fanno saltare tutto così non si saprà mai chi sono i responsabili di coloro che hanno perso la vita …

    • RICCARDO AMARA 24 Agosto 2018

      Prima si dovrebbe far luce alla verità di quanto è successo …

      • Guido Sanotni 2 Ottobre 2018

        Giusto! Lasciamo il ponte pericolante sopra un quartiere abitato fino a che la Magistratura non avrà chiuso l’inchiesta. Che sarà mai? ci vorrano solo uno o due lustri.
        E poi, inquisire i responsabile della manutenzione è così ovvio…